Crisi economica, senso di precarietà vissuta e attacchi di panico. La cura senza farmaci

– di Francesca Marrone

La crisi economica, il senso di precarietà vissuta e le previsioni incerte e pessimistiche sul futuro contribuiscono, insieme alle cause cliniche psicologiche, alla comparsa di Disturbi d’ansia e Disturbi di panico, ma parliamo del tanto temuto Attacco di Panico.

Questo disturbo è il risultato di un corto circuito dei centri omeostatici di regolazione della respirazione, del battito cardiaco e dell’equilibrio che registrano le variazioni fisiche nel corpo. Essi sono localizzati nel tronco encefalico e in genere si attivano quando c’è uno stato d’allarme per l’organismo.

Foto di Angela Zuppa
Foto di Angela Zuppa

Studi condotti dal Centro Europeo per i Disturbi d’ansia ed emotivi (CEDANS) hanno confermato che sono almeno 10 milioni gli italiani ne hanno fatto esperienza. Ma come si manifesta?
Secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV) l’attacco di panico viene definito come un periodo preciso di intensa paura o disagio durante il quale quattro (o più) dei seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nell’arco di 10 minuti:

1) palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia
2) sudorazione
3) tremori fini o grandi scosse
4) sensazione di mancanza di respiro
5) sensazione di soffocamento
6) dolore o fastidio al petto (sensazione di oppressione toracica)
7) nausea o disturbi addominali
8) sensazioni di vertigini, instabilità, di testa vuota o di svenimento
9) derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione
(essere staccati da se stessi)
10) paura di perdere il controllo o di impazzire
11) paura di morire
12) parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio)
13) brividi o vampate di calore

La comparsa di un attacco di panico di per sé non giustifica quindi la diagnosi di disturbo di panico. Soffrire di attacchi di panico significa esperire frequentemente forti stati ansiosi, con lunghe e faticose ruminazioni che talvolta sfociano in pura paura di poter soffrire, perdere il controllo fino a poterne anche morire.
Se non viene curato il disturbo di panico potrebbe portare a conseguenze molto serie, le persone che hanno attacchi di panico ripetuti, di solito sono anche continuamente preoccupate della prossima volta in cui capiterà uno dei temuti attacchi. Come si cura?

Gli attacchi di panico, nella maggioranza dei casi, rispondono bene all’approccio psicoterapeutico, soprattutto alla psicoterapia cognitivo comportamentale, considerata  trattamento di elezione dall’ APA (American  Psychiatric Association), è possibile effettuare un approccio integrato della psicoterapia cognitivo-comportamentale e della terapia farmacologica.

L’esclusivo approccio farmacologico anche se spesso risulta efficace, ha l’inconveniente di “tamponare” i sintomi lasciando inalterate le vere fonti degli attacchi di panico ed al momento della sospensione del farmaco spesso il disturbo si ripresenta, gettando nello sconforto la persona. La terapia cognitivo comportamentale risulta dai dati scientifici (OMS) la cura più efficace per il disturbo di panico. L’approccio della psicoterapia cognitivo comportamentale rispetto all’approccio psicofarmacologico, nella cura degli attacchi di panico, si occupa di far prendere coscienza al paziente dei fattori che contribuiscono ad innescare e a cronicizzare le crisi di panico, spiegando alla persona il ruolo dell’ansia nell’innesco del panico e di tutte quelle componenti che giocano un ruolo importante nel disturbo.

Dott.ssa Francesca Marrone, Psicologo
Psicoterapeuta cognitivo costruttivista in formazione, psicologo del lavoro.
Sito web: www.francescamarrone.it
E-mail: francesca-marrone@libero.it

Francesca Marrone

Francesca Marrone

Dott.ssa Francesca Marrone, Psicologo. Psicoterapeuta cognitivo costruttivista in formazione, psicologo del lavoro. Sito web: www.francescamarrone.it E-mail: francesca-marrone@libero.it

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