L’Italia e la «Dollar Diplomacy» di GianPaolo Ferraioli: la Libia e lo zolfo siculo

L’Italia e la «Dollar Diplomacy»: questo è il titolo del nuovo libro di GianPaolo Ferraioli, da oggi in libreria nella collana “Jean Monnet” delle Edizioni Scientifiche Italiane.

La redazione di Sicania News, come da tradizione, ha provveduto a visionare anche questo nuovo libro del professor Ferraioli e non può che consigliarne a tutti la sua lettura.

GianPaolo Ferraioli, docente di Storia delle Relazioni Internazionali nell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”, ha dato prova per l’ennesima volta della sua maestria storiografica, ponendosi ormai come uno dei maggiori storici della politica estera italiana e delle relazioni italo-americane tra fine Ottocento e inizio Novecento.

Il libro è stato scritto dopo essere stata analizzata, da parte dell’autore, una mole a dir poco impressionante di documenti diplomatici tratti dall’archivio del Ministero degli Esteri.

L’oggetto dell’analisi è dunque la «diplomazia del dollaro», svolta e resa famosa dall’amministrazione del presidente repubblicano William H. Taft tra il 1909 e il 1913. Presa nel suo significato letterale, la «Dollar Diplomacy» non riporta alla mente una politica per così dire nobile nei sui fini, poiché essa appare tutta protesa a difendere e a sviluppare gli interessi delle grandi corporazioni industriali e finanziarie americane impegnate a fare affari all’estero. Eppure, come ci spiega Ferraioli, Taft e i suoi collaboratori avrebbero voluto immettere nella «Dollar Diplomacy» un «gran concetto diplomatico».

Infatti, in rapporto all’America latina, Taft voleva inondarla di dollari, affinché il denaro prestato da Washington costituisse il miglior mezzo per stabilizzare e rendere prosperi i Paesi latinoamericani. In rapporto invece al resto del mondo, la «Dollar Diplomacy» voleva rendere possibile un’intesa su basi economiche e finanziarie tra le maggiori potenze. Le grandi potenze, così, non avrebbero fatto delle questioni economiche il punto di partenza per scontrarsi poi militarmente, bensì la condivisone delle ricchezze economiche a livello mondiale avrebbe potuto farle procedere sempre di comune accordo. Il libro narra anche con dovizia di particolari episodi avvincenti della storia americana: le spedizioni dei marines nei Caraibi; la lotta di influenze tra America, Russia e Giappone nella lontana Manciuria e nel “fiorito” Impero cinese; la concorrenza tra interessi italiani e americani nella Libia pre-coloniale.

In particolare, apprendiamo che gli Stati Uniti volevano accaparrarsi il controllo delle miniere libiche di zolfo, così da sfruttarle intensivamente ed estromettere dal mercato mondiale lo zolfo della Sicilia. Con l’impresa di Libia, l’Italia sventò questi piani.

A tutti buona lettura!

L’AUTORE
GianPaolo Ferraioli (Bagheria, 1969), è professore associato di Storia delle Relazioni Internazionali nell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, Dipartimento di Scienze Politiche “Jean Monnet”.
È l’autore di: L’Italia e l’ascesa degli Stati Uniti al rango di potenza mondiale (1896-1909). Diplomazia, dibattito pubblico, emigrazione durante le amministrazioni di William McKinley e Theodore Roosevelt, Napoli 2013; Federico Chabod e la Valle d’Aosta tra Francia e Italia, Roma 2010; Politica e diplomazia in Italia tra XIX e XX secolo. Vita di Antonino di San Giuliano (1852-1914), Soveria Mannelli 2007.

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