La Grande Bellezza e l’Italia decadente aggrappata a “sparuti incostanti sprazzi di bellezza”

“La Grande Bellezza” ieri in TV per condividere la gioia dell’Oscar, come miglior film straniero, assegnato a un film italiano dopo che sono trascorsi 15 anni da “La vita è bella”.

Toni-Servillo-Jep-GambardellaIl film di Sorrentino parla di un intellettuale ben inserito all’interno della Roma bene, Jep Gambardella interpretato da un ottimo Toni Servillo, diventato nel corso degli anni cinico, che però, all’età di 65 anni, scopre e vuole dare importanza alle cose che realmente gli interessano, frequentando anche gente non aristocratica come Ramona, interpretata da una procace Sabrina Ferilli. Il protagonista riflette sulla falsità di cerimonie e pubblici incontri, dove tutto è regolato da rigide regole sociali, vedi il funerale del figlio della contessa Viola, ma ogni cosa è futile, vana, dura quanto un battito di ciglia, a quel punto il protagonista scopre la grande bellezza e l’enigma della vita, la morte: “vedo morire tutti quelli accanto a me”. Gep non si sente più onnipotente ma comincia a provare dei sentimenti di commozione e di apprezzamento anche per la sua città ROMA.

Bellissime le immagini della città eterna, mostrate sia di giorno sia di notte, che fanno da sfondo ad una trama tutta articolata da apparente spensieratezza, intrisa di problemi.

Sister_MariaLa figura della “Santa” protagonista a metà pellicola cela il particolare bisogno degli uomini di “attaccarsi” e credere in una fede usata più per scopi personali che sociali.

Non è un caso che la Santa si nutre solo di radici, chiaro riferimento alla terra e alle cose importanti, all’interno di una società dove si è disposti a pagare cifre folli (da un minimo di 700 euro a un massimo di 1200 euro) per inseguire il mito della bellezza eterna promessa da un ipotetico dottore che dispensa consigli di eleganza e di vita non solo ai ricchi, ma anche a chi da questi insegnamenti dovrebbe tenersi alla larga, come ad esempio una suora.

servilloL’uomo finisce per apparire così com’è, fragile, incostante, sempre all’inseguimento di qualcosa di indefinito a cui non sa dare né un nome, né un significato, sentimento che si può cogliere benissimo parafrasando una citazione dell’attore protagonista:

È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura… Gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile.”

Milena Porretta

Milena Porretta

Milena Porretta

Docente di scuola. Collaboratrice che cura rubriche di cinema e spettacolo.

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