“Chiamatemi Francesco”, un grande Jorge Mario Bergoglio in un film confuso

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L’attore Rodrigo De La Serna nei panni del giovane Jorge Mario Bergoglio

“Chiamatemi Francesco” è un film godibile, liberamente ispirato al volume di Evangelina Himitian “Francesco il Papa della gente” che mostra proprio il lato umano e meno conosciuto dell’attuale papa Francesco: la migrazione dei genitori dall’Italia all’Argentina, l’infanzia nei quartieri popolari di Buenos Aires, la passione per lo studio e i maestri giovanili, gli anni di formazione tra i gesuiti, poi la nomina a vescovo unita al carisma nel testimoniare il Vangelo prendendosi cura degli ultimi.

Jorge Mario Bergoglio, nonostante i legami affettivi che lo legano a famiglia ed amici, sceglierà consapevolmente e con decisione la propria strada, di servire la sua Chiesa. Una scelta difficile ma motivata dall’idea di essere utile a molte più persone rispetto alla “ristretta” cerchia familiare e amicale, prestando quindi la propria opera al servizio dei più deboli e dei poveri.

bergoglioLei vuole fare del bene prima di capirlo, Bergoglio. Vuole essere ammirato. Prega male”, gli dice uno dei superiori al momento di respingere la richiesta di Jorge di partire per il Giappone a fare il missionario. Così il futuro Papa resta in Argentina, dove inizia la sua carriera prima come Padre Provinciale dei Gesuiti per l’Argentina, poi come vescovo ausiliare.

Il film di Daniele Lucchetti, che ha scritto la sceneggiatura in collaborazione con Martin Salinas, tenta di conciliare nel personaggio del giovane Bergoglio, bene interpretato dall’attore argentino Rodrigo De La Serna, il rispetto dell’ordine gerarchico e dell’autorità con i più alti dettami morali della coscienza. Come Padre Provinciale dei Gesuiti, Jorge deve rispettare gli ordini dei superiori, ai quali chiede più volte umana comprensione in diverse occasioni nel periodo della dittatura tra il ’70 e l’80, ma il personaggio descritto non si pone mai in netta contrapposizione con la dittatura o i vertici ecclesiastici. Il personaggio di Jorge non è un rivoluzionario nel senso proprio del termine, ma tenta sempre la via della mediazione, più che lo scontro frontale. Disdegna la violenza, in un’occasione riceve uno schiaffo e mai reagisce, pensa e riflette prima di agire.
bergoglio2Del personaggio viene valorizzata la sua capacità di mediazione esercitata proteggendo in particolare ecclesiastici, arrestati proprio perché in prima linea nella loro opera pastorale nei quartieri più malfamati, fucina di cospiratori secondo il regime.

Jorge nel film non contesta mai apertamente il regime: nella sua visita al dittatore Videla (non sappiamo se realmente avvenuta) chiede comprensione e aiuto per difendere le vittime di una feroce repressione, ma soltanto i preti gesuiti, cui era stata tolta la protezione dell’ordine di riferimento, e la sorella vengono liberati. Uno dei temi principali di “Chiamatemi Francesco” è infatti la storia dei tre sacerdoti della Compagnia di Gesù perseguitati dal regime di Videla. Nel film di Lucchetti, Bergoglio non solo li ha nascosti, ma ha anche aiutato altre persone. Finiti gli anni oscuri della dittatura, Jorge continua la sua opera di bene e la sua popolarità sembra nascere dalla semplicità, dal “sorridere per spaventare il diavolo”.

Eppure le tanti ellissi narrative, cioè la tecnica di lasciare in sospeso il racconto, e i tanti salti temporali in avanti e indietro non giovano certamente alla comprensione dei fatti per come si sono svolti realmente e all’appronfondita descrizione dei personaggi. Il film parte bene nella minuziosa descrizione del carisma di Bergoglio, del suo ambiente familiare e del contesto storico, via via si arena nel tentativo non riuscito di spiegare fatti e aspetti della situazione politica di allora in Argentina e dei controversi rapporti tra ordine ecclesiastico e potere. Certo è l’aiuto prestato dal futuro papa Francesco, in assoluta segretezza e aggirando i controlli del regime, ai perseguitati del regime e ai tanti uomini e donne che gli si rivolgevano confidando nel grande cuore di Jorge Mario Bergoglio che tutti gli riconosciamo ancora oggi.

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