“La globalizzazione ed il predomino della grande distribuzione stanno mettendo in seria crisi l’agricoltura isolana” – dichiara il portavoce del Comitato Spontaneo Agricoltori di Ribera, avv. Giacomo Cortese.
“La crisi dei mercati ortofrutticoli, in particolare quello di Palermo, segna un punto di non ritorno, in quanto – spiega Cortese – scompare pian piano un’importante valvola di sfogo che consentiva sia di mantenere medio il livello dei prezzi, sia di smaltire grandi quantitativi di agrumi.”
“Finita l’era dei mercati ortofrutticoli, urge cambiare metodo per salvare l’agricoltura” – questa è la posizione assunta dal CSA di Ribera in merito alle problematiche vissute dall’intero comparto agrumicolo.
Infatti, “non basta più produrre l’eccellenza, Arancia di Ribera DOP, Olio extra vergine d’oliva ed altri prodotti agrumicoli di elevata qualità, per recuperare investimenti e realizzare profitti.”
La grande distribuzione organizzata – prosegue la nota – ha scompaginato i piani dei piccoli e medi produttori, poiché ha il peso e la forza economica di imporsi sul mercato fissando prezzi e condizioni al ribasso. A ciò si aggiunga la miope politica agricola nazionale ed europea che apre all’importazione di olio dalla Tunisia ed altri prodotti dal Nord Africa, favorendo i grandi importatori e livellando i prezzi al ribasso.
La globalizzazione sta stritolando la piccola agricoltura, fatta di quotidiani sacrifici e di costante incertezza su costi di irrigazione, manodopera ed altre variabili difficili da controllare, mentre in Nord Africa si produce a costi ridottissimi e magari utilizzando fitofarmaci da noi non consentiti.
Chi ne trae beneficio? La grande distribuzione organizzata che acquista, senza dazi, grandi volumi di prodotti agricoli dai paesi extracomunitari e li può immettere sui banchi dei supermercati a prezzi ridottissimi, secondo il CSA di Ribera. Riscontri di questa crisi che attraversa il settore è possibile averli sui mercati del Nord Italia e in particolar modo in Lombardia, dove gli agricoltori, che vendono direttamente il loro prodotto, segnalano un costante calo, di anno in anno, dei volumi di vendita almeno del 20% nell’anno corrente.
Qual è la soluzione per invertire la rotta?
Stabilire tra produttori regole certe, fissare un prezzo concordato che consenta di rientrare nei costi e trarre un minimo di profitto da reinvestire, proporsi sul mercato come un’unica forza di vendita: l’offerta deve essere unica e non parcellizzata. Non tanti piccoli produttori che vendono autonomamente sul mercato, secondo regole proprie, ma un’unica forza di vendita in grado di imporsi sul mercato e stabilire condizioni. Per fare ciò è necessaria l’aggregazione dei tanti, la certezza delle regole, decisioni concordate nell’assemblea di tutti i soci.
Riprendere la formula delle associazioni dei produttori è l’unica ancora di salvezza – conclude Giacomo Cortese -, dato che oggi per stare sul mercato e non scomparire occorre porsi come un’unica forza. La frammentazione non aiuta nessuno, né tanto meno la furbizia del momento che fa arricchire qualcuno nel breve periodo, mentre a lunga corsa porta disastri e maggiore povertà diffusa. Occorre pertanto fare gruppo, seguire gli esempi virtuosi che si registrano altrove ed avere la consapevolezza che il progressivo indebolimento dei produttori non farà altro che svilire ulteriormente il prezzo di mercato dei beni e decretare la fine di un settore trainante l’economia del comprensorio.