Agricoltura: grido d’allarme degli operatori del comprensorio saccense.

Articolo di Massimo D’Antoni

L’aumento delle tariffe irrigue del consorzio di bonifica, la richiesta di prorogare i termini dell’accatastamento dei fabbricati rurali, la proposta di inserire il territorio di Sciacca tra le cosiddette zone svantaggiate. Sono questi i temi al centro di una piattaforma rivendicativa arcinota che complica la vita dei produttori agricoli. Le Acli di Sciacca, in collaborazione con l’Associazione Siciliana per l’Agricoltura, hanno organizzato un primo incontro tra amministratori dei comuni del comprensorio: da Ribera a Santa Margherita, da Menfi a Sambuca, da Partanna a Montevago. Obiettivo: individuare forme di lotta unitarie, per far valere le proprie richieste nei tavoli della politica che conta.

“Apriamo un tavolo di concertazione utile con i comuni – dice Paolo Marchese, responsabile ASA di Sciacca – perché se il settore agricolo affonda, affondiamo tutti”. Eppure i problemi del settore registrano competenze di tipo sovra comunale. Ma per l’assessore all’agricoltura di Sciacca Silvio Caracappa questo non significa nulla: “Noi siamo pronti a garantire anche un impegno politico a sostegno di un comparto vitale”. La redditività del settore è piuttosto problematica. Ad aggravarla sono stati gli accatastamenti d’ufficio fatti a seguito di alcuni rilievi aerofotogrammetrici che tendevano a scoprire eventuali situazioni di presunto abusivismo edilizio in campagna. Obiettivo: far pagare l’IMU a chi faceva il furbo.
Risultato: gran parte degli immobili scoperti dai controlli sono piccoli abusi, tipo pollai. “Situazioni ridicole, non è giusto che l’agricoltura sia vessata in questo modo”, dice Melchiorre Ferraro, assessore alle politiche agricole di Santa Margherita di Belice. E’ in questo quadro che si inserisce la crisi della produzione agricola, le difficoltà di un mercato in cui i produttori non sono competitivi anche a causa di leggi ormai superate. I produttori del comprensorio, ad esempio, sono esclusi dalle zone svantaggiate, dove gli agricoltori non pagano nemmeno l’IMU. “Passiamo per una zona ricca, ma è mai possibile?”, si domanda Paolo Marchese. Situazione gravissima, dunque, che però continua a registrare da parte dei produttori una gran voglia di andare comunque avanti.

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