C’è un governo che sta mettendo in atto una riforma delle professioni non tenendo conto della specificità di ciascun settore e perciò rischiando di stravolgerlo. Per questo gli ordini nazionali hanno deciso di fare sentire la loro voce con una manifestazione unitaria. Una giornata di protesta-proposta che virtualmente unisce oltre due milioni di professionisti sparsi in tutta Italia che producono il 15 per cento del Pil nazionale e danno lavoro a quattro milioni di cittadini
Un’iniziativa per difendere la libertà delle professioni, dunque, è il senso del Professional day, la giornata delle professioni, manifestazione nazionale che si svolgerà il primo marzo in tutte le province italiane. A Palermo sarà ospitata al cinema Imperia, in via Emerico Amari 160 a partire dalle 9.
Palermo sarà una delle sedi territoriali in collegamento video in diretta con l’Auditorium della Conciliazione a Roma, sede centrale dell’evento. Una grande piazza virtuale che vedrà riunirsi centinaia di migliaia di iscritti ai diversi ordini professionali. Un momento di confronto pubblico sulle prospettive di crescita del Paese e sul ruolo che i 2.100.000 iscritti agli ordini professionali italiani svolgono a supporto dei cittadini e della pubblica amministrazione.
A Palermo hanno aderito gli ordini dei Notai, Agronomi e Forestali, Architetti, Avvocati, Consulenti del Lavoro, Commercialisti ed Esperti Contabili, Geologi, Geometri, Ingegneri.
“I professionisti italiani stanchi di ascoltare luoghi comuni che individuano nelle professioni un ostacolo alla crescita di questo paese – si legge in una nota congiunta – chiedono una riforma adeguata ai tempi con autonomia di interpretazione e libertà di esplicazione della professione, nell’interesse della collettività”. “Non si può restare insensibili davanti un evidente trattamento discriminatorio – dichiara la presidente del Comitato Unitario delle Professioni e del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, Marina Calderone -. È veramente difficile comprendere quali siano i motivi di urgenza che hanno indotto l’Esecutivo a procedere con un decreto legge nei confronti di lavoratori autonomi, cioè i professionisti; mentre ha fatto ricorso a strumenti normativi ordinari per la riforma del lavoro dipendente. Sono discriminazioni inaccettabili. In ballo non c’è la volontà di modernizzare il sistema, attività per la quale ci siamo già resi disponibili; bensì il rispetto che deve essere portato ad un comparto di 2.100.000 lavoratori di cui oltre la metà giovani, che ogni giorno mette a disposizione il proprio sapere e le proprie risorse per fare funzionare lo Stato”.