Angolo Poesia

ARIANNA
Fu tracciato il percorso che dal labirinto doveva
liberare Teseo. Magia di un filo che tese per l’uomo
suo Arianna. Di magie le femmine vanto si fanno,
e pur tu Arianna del duemila ne vai fiera,
per te vivaddio, non per l’altra antica.
Il tuo non si dica filo, ma fila di un sottile
ordito di falsità e raggiri.
Della maliarda di altri tempi, ahimè, s’è perso
lo stampo. Fra trappole, tranelli smarrita
come ape in un vespaio al tuo uomo
non mostri via sicura nel labirinto di vanità
lusinghe ove, da te sedotto, venne a precipitare.
Irretiti la femmina ed il maschio dalla ragnatela
del ragno si dibattono senza scampo.
Arianna del duemila versa lacrime amare
sul suo destino di fedifraga dell’ardita
femmina di quel mondo incantato.

SICILIA BELLA
Sedotta, abbandonata da malfìdi
amanti, Sicilia la bella, di sua croce
non si cruccia. Ai figli, croce e delizia
dedica ogni cura. Dai caldi fiati
di cotanta madre aspirano nettare e miele.
Povera donna, ancora piacente,
ma fiaccata da lunghi tormenti.
Nessuna tregua dai rampolli
di diversi amanti. Le succiano il sangue
e poi via… dal nido, dai caldi abbracci,
dal sorriso smagliante.
Figli pravi, irrispettosi, smaniosi
di evadere dai limbi lambiti dalle onde,
dai tetti e dai tiepidi letti. Ai nidi
ritornano gli uccelli, all’ovile le greggi
senza lor custode. I figli di Sicilia
sfidano tanta madre
e si danno alla macchia: briganti,
banditi uomini della mala.
Si negano alla femmina che pur
li partorì. Da lagrime prosciugata,
Sicilia ormai inaridita langue.
Ma una stilla luccicante al sole
da sola basta a riaprirla alla speranza.
Anna Licia Gagliardo
Da “Confini”, Antologia, vol. I, Casa editrice Ismeca, 2010

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