Quando recitare diventa naturale come respirare. Quando l’estro, il brio, la capacità di adattarsi alle situazioni più disparate sono qualità così forti da non poterle tenere soltanto per sé, ma da offrire anche al pubblico mettendole in atto su un palcoscenico.
Tutto questo è il calamonacese Calogero Montalbano, che ha iniziato a recitare per l’Associazione culturale Michele Palminteri appena bambino, diventandone l’attuale presidente. E’ il punto di riferimento degli altri ragazzi dell’associazione che, a ragione, lo definiscono un artista nato. Ha infatti recitato in numerose commedie, partecipando del fermento culturale e artistico che esiste, e che stupisce favorevolmente, nel paese di Calamonaci, come se fosse nel suo habitat naturale. Un vero animale da palcoscenico, dunque.
Domenica 16, marzo, ha recitato al teatro Aldo Nicolaj di Calamonaci, insieme agli altri ragazzi dell’Associazione culturale Michele Palminteri, nella Giara di Luigi Pirandello, nel ruolo del bracciante agricolo Tararà.
Proprio quest’anno festeggerete il 25° anniversario dell’esistenza dell’associazione culturale Michele Palminteri e La Giara di giorno 16 marzo è stata rappresentata proprio in onore di questo evento, cosa pensi a riguardo?
“Con questa commedia abbiamo inaugurato l’anno del venticinquennale, perché il 25° anniversario di attività lo compiremo il prossimo 15 novembre. E’ stata una fatica portare sul palcoscenico un lavoro di Pirandello, perché le opere di questo autore non sono mai facili e banali, però con l’aiuto dei registi Totò e Mariella, che sono stati fondamentali per noi, siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo. Il nostro auspicio è che la gente si sia divertita. Ci saranno ancora tante iniziative, durante tutto questo 2014.”
Secondo te qual è il punto di forza della vostra associazione culturale?
“Il punto di forza dell’Associazione Michele Palminteri è quello che si è sempre rigenerata, non si è mai fermata alle stesse persone, che magari c’erano nel 1989 quando è nata. La sua fortuna è stata quella di inserire i ragazzi delle nuove generazioni. Facendo un conteggio, abbiamo realizzato 23 opere, facendo partecipare oltre 300 persone. E’ un numero importante. Diciamo che l’associazione ha rappresentato la reale alternativa alla strada, all’ozio, facendo cultura, perché il teatro è cultura. Magari si potesse fare sempre teatro.”
Per te personalmente che cos’è il teatro?
“Il teatro è una passione che io coltivo da moltissimo tempo. La mia prima rappresentazione, sempre a livello amatoriale, è stata nel ’99 a Ribera poi ne sono seguite tante altre. Per me il teatro è vita, perché mi ha dato e mi da l’opportunità, attraverso le opere teatrali, di vivere diverse vite. Una sera sono quel personaggio, un’altra sera un altro ancora. Il trucco è di calarsi completamente nel personaggio, solo così, puoi vivere veramente il teatro nella sua essenza.”
Come fai a calarti completamente nel personaggio?
“Il primo passo è distaccarsi dal copione, quindi imparare subito la parte a memoria. Ascolto molto i consigli di tutti, dal regista ai ragazzi che recitano con me. Poi è normale che ci sia un lavoro di introspezione dentro di me: il segreto è immergersi completamente nella psicologia del personaggio che vai ad interpretare e questo lo fai solo se annulli completamente te stesso. Poi, nel mio caso, il resto lo fa il pubblico la sera dello spettacolo: l’energia, il calore e la gioia che emanano la sento così forte da emozionarmi. Sono le emozioni forti che provo che mi permettono di salire sul palcoscenico, annullare me stesso e vivere sul serio la realtà di quel personaggio. E in questo non provo alcuna fatica: la mia non è presunzione, semplicemente mi viene spontaneo e mi diverte tantissimo.”
Qual è il personaggio che ti ha colpito e segnato di più tra quelli che hai interpretato?
“Mi è rimasto impresso un personaggio: Tatiddu lu siggiaru, commedia in tre atti di Majorana, che è stata la commedia dell’esordio. Ma soprattutto quello che mi è rimasto maggiormente nel cuore è Mastru Agustinu in San Giuvanni decollatu, ringrazio per questo Carmelo Brucculeri che, a soli 13 anni mi diede la responsabilità allora di fare questo ruolo che era il personaggio principale. Ecco, Mastru Agustinu è un ruolo che mi porto nel cuore perché poi mi diede l’opportunità di vincere un premio alla rassegna che hanno organizzato qui a Calamonaci nel 2004, come migliore attore protagonista della rassegna e lo ricordo con grande orgoglio e soddisfazione.”
Riguardo la vostra compagnia teatrale, quali sono le difficoltà che incontrate o avete incontrato per rappresentare le commedie?
“Le difficoltà sono che non sempre si riescono a conciliare gli impegni lavorativi, quindi personali con le prove, la difficoltà dunque di riunire la sera tutti i ragazzi per le prove; fortunatamente però noi dell’Associazione culturale Palminteri siamo una famiglia, per me è come fosse una seconda famiglia. C’è il piacere di stare insieme e al tempo steso facciamo qualcosa di utile.”
Intervista di Mirella Ciliberto