CGIL Agrigento: “a 45 anni di distanza quella del Belice resta una ferita aperta”.

Ricorre il 45° anniversario del terremoto del Belice. Nella nota della Cgil agrigentina sono contenute interessanti considerazioni  che pubblichiamo integralmente.

Nel 45° Anniversario del terribile terremoto del Belice, insieme al ricordo commosso per le tante vittime di allora, è necessario fare alcune riflessioni e trarre utili indicazioni per l’oggi.

La prima costatazione amarissima è che, malgrado l’enorme tempo trascorso, quella del Belìce resta una ferita aperta, non rimarginata, segnata ancora dalla mancata ricostruzione di tante infrastrutture: anno dopo anno, abbiamo sostenuto le iniziative dei Sindaci che hanno chiesto a tutti i governi succedutisi da quel triste giorno, ma ancora tanto resta da fare. Questo la dice lunga sui governanti del nostro Paese, sull’”ascarismo” di troppi parlamentari siciliani che, in tanti anni, non sono riusciti a pretendere per il Belice quello che in casi analoghi altre parti del Paese hanno chiesto ed ottenuto: da Noi né ricostruzione al completo né l’agognato sviluppo economico; da Noi né FIAT né Agroindustria, solo la disperazione e l’emarginazione che costringe, ora come allora, all’emigrazione.

La CGIL continua a ritenere che per il Belice l’Italia avrebbe potuto e dovuto fare di più e che da una condizione di estremo disagio avrebbero dovuto aprirsi condizioni in grado di far ripartire la vita economica e sociale di una delle aree più deboli del Paese.

Oggi la situazione è assai cambiata, con le diversità delle tante vicende che hanno segnato i singoli territori, ma resta per il Belice e per l’intera Sicilia, l’esigenza che si punti a valorizzare le risorse del territorio, a puntare su agricoltura, turismo e cultura. Anche per questo, all’enorme tragedia del terremoto e del sottosviluppo, adesso non è possibile pensare al Belice come terreno di sfruttamento petrolifero cui ci opporremo con tutte le nostre forze insieme ai Sindaci.

La CGIL Agrigentina insieme a quella Trapanese ed insieme alle altre forze sociali, economiche, religiose ed alla popolazione continuerà a battersi per un Belìce terra di lavoro, sviluppo e diritti e contro chi vuole regalarle un futuro di inquinamento e distruzione: al danno, la beffa? Non lo dobbiamo consentire!

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