Gli anni spezzati: caccia alle inesattezze

Come ben sappiamo in televisione vanno in onda dei programmi che hanno la funzione di informare il pubblico, ma non sempre il messaggio che si vuole trasmettere è privo di errori o inesattezze.
Caso esemplare è stata la prima puntata della fiction “Gli anni spezzati – Il Commissario” andata in onda su RaiUno nel mese di gennaio, oggetto di numerose critiche, tra le quali quella di Mauro Decortes, portavoce del circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, che ha detto: “Si difenderanno dicendo che una fiction è un’opera di fantasia, ma allora non dovevano chiamare il commissario col nome di Calabresi e non dovevano ambientarla a Milano ma un una città di fantasia. Hanno fatto un’operazione orribile che ci ha ferito”.
La sua critica è rivolta principalmente al modo in cui è stato ricostruito quel periodo storico: “Nel momento in cui scompare il clima dell’autunno caldo, quello che accade dopo resta incomprensibile” – spiega Guido Crainz, docente di storia contemporanea all’Università di Teramo, che boccia la serie tv senza mezzi termini. “All’inizio del racconto – prosegue – non si spiega mai che la stragrande maggioranza degli atti violenti sono fascisti: penso alle bombe dell’aprile e dell’agosto ’69”.
Secondo lo storico, infatti, manca il clima sociale e quella rappresentata è un’Italia finta e inesistente, benché ci siano alcuni aspetti che sono stati curati e spiegati allo spettatore senza omissioni, come il fermo di Pinelli. Questa serie tv è riuscita soltanto in parte a rispolverare tale periodo storico-politico, in quanto sono stati omessi nel racconto e falsificati alcuni importanti dettagli. “Che sia un prodotto di quart’ordine – conclude Crainz – si vede, ma è insensato prendersela con gli attori, la colpa è nella scrittura”.

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