La vicenda di Ignazio Cutrò non può finire così, il rammarico della CGIL agrigentina

Leggiamo con dolore ed amarezza dell’annuncio di Ignazio Cutrò della chiusura della Sua attività, a nome di tutta la CGIL e della Categoria delle Costruzioni, gli riconfermiamo tutta la nostra solidarietà ed affetto e la nostra disponibilità concreta a mettere in campo ogni iniziativa utile.

Già qualche anno fa, profeticamente , il Giudice Salvatore Vella, diceva: “Quando, tra un paio di generazioni, qualche imprenditore vorrà denunciare la mafia gli ricorderanno la vicenda di quella che ormai è una sconfitta dello Stato, ovvero la triste storia di Ignazio Cutro’”.
Ora, noi non crediamo, che questa vicenda possa finire in questo modo, noi non possiamo assistere impotenti a tutto questo!
Occorre che le Istituzioni, a tutti i livelli, intervengano, perché non si spenga la speranza di chi ha coraggiosamente fatto la propria parte. Perché la battaglia per l’affermazione della legalità, la necessità della lotta alla mafia non possono limitarsi a petizioni di principio ma poi debbono concretizzarsi in azioni e gesti chiari, salvare l’Impresa di Cutrò è uno di questi gesti, non farlo significherebbe davvero lanciare un segnale terribile, devastante.

Auspichiamo un intervento forte e tempestivo da parte delle Istituzioni Nazionali e Regionali affinché Ignazio Cutro possa essere messo nelle condizioni di lavorare e di fare impresa e, in ogni caso, di poter provvedere alle esigenze economiche della Sua famiglia.

Massimo Raso e Vito Baglio

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