In questi tempi in cui i giovani preferiscono dedicarsi alla musica pop, rock, o da disco, c’è ancora chi sceglie il classico, con orchestra sinfonica di archi, fiati e piano. Sì, il classico delle opere liriche dei più grandi compositori del passato: Verdi, Wagner, Puccini, Rossini.
Di questi tempi di talent show abbastanza artefatti, c’è ancora chi sceglie i più bei teatri italiani e stranieri dove esibirsi, con un colto pubblico di estimatori. È questo il caso di Lorenzo Caltagirone, 29 anni riberese, che ha scelto il canto lirico come un amore a prima vista, ancora bambino, facendone il suo mestiere. Visto che il 2013 è l’anno verdiano e wagneriano, Lorenzo confida sul fatto che molte più persone si appassionino alla musica lirica e classica, in particolar modo i suoi concittadini riberesi.
Quando è nata la tua passione per il canto?
Io canto dall’età di otto anni. E’ nata dal momento in cui sono venuto alla luce.
Mi sembra riduttivo, parlami del tuo percorso musicale.
Io ho iniziato a studiare canto dall’età di otto anni, con Nunzio Piddu Riggi. E’ successo quando casualmente un giorno mio papà ha sentito che cantavo sotto la doccia “Oh sole mio”. Questo perché imitavo i cantanti lirici dei dischi che mio padre mi comprava. La stessa cosa faceva da piccolo il mio maestro, il cui nonno ascoltava i dischi dei cantanti lirici e questo ha fatto nascere in lui la passione per la lirica e lo ha aiutato dal punto di vista uditivo della percezione del suono. Ascoltare lo ha aiutato ad imparare.
Quindi il tuo maestro è stato un autodidatta?
No, lo è stato soltanto all’inizio, poi è stato scoperto da un cultore del genere di Ribera che lo ha indotto a studiare canto a Palermo. E’ andato a fare altrove la sua carriera, ma è ritornato poi qui a Ribera in tarda età dopo avere avuto un incidente quasi mortale, per riprendersi e curarsi. Io così ho studiato 5 anni canto con lui, prendendola come un gioco, essendo così piccolo. Dopo questi 5 anni purtroppo il mio maestro è morto, ed io ho abbandonato completamente il canto dall’età di 13 anni, fino all’età di 17 anni.
Come mai sei ritornato a cantare?
Perché frequentavo la scuola superiore Magistrale, adesso chiamato liceo delle scienze sociali, e lì il professore Giuseppe Caramazza organizzava delle ribalte studentesche, dove faceva esibire tutti i ragazzi del liceo. Siccome il professor Caramazza era a conoscenza di questa mia passione e peculiarità canora, allora, contemporaneamente all’avvento di Andrea Bocelli, che in quel periodo era molto apprezzato e ricercato, astro nascente del pop, mi ha invogliato a cantarne alcune sue canzoni. Queste 2 canzoni sono state “Vivo per lei” e “Con te partirò”.
E così è stato un successo?
“Vivo per lei” l’ho cantata durante una ribalta studentesca con una mia compagna di scuola Rossella Termine molto brava ed è stato bellissimo. Ma il trionfo vero e proprio l’ho avuto quando ho cantato “Con te partirò” alla villa comunale di Ribera, in cui ho visto tutte le persone che accendevano gli accendini, li alzavano al cielo e gridavano di gioia. E’ stata un’armonia di consenso, di bellezza a livello artistico e personale, perché ho sentito, per la prima volta, quell’acclamazione per cui mi sono sentito amato. Ho cioè percepito quel calore che solo pochi artisti e cantanti sentono. L’approvazione del pubblico mi è piaciuta molto e da lì ho deciso di iniziare di nuovo a cantare e a studiare il canto.
Come sei riuscito a cantare queste due canzoni così difficili se era tanto tempo che non cantavi?
Il merito è stato del mio primo maestro di canto. Il corpo umano quando fai delle cose, esercizi, studi, ne prende la forma, il cervello codifica quelle cose che fai e rimangono lì, dentro la tua mente, il tuo cervello. Tant’è che molte persone riprendono gli studi dopo molto tempo che avevano smesso di farlo. Tu studi, non ti dimentichi di quella cosa, la puoi abbandonare per anni e anni e poi la riprendi come se nulla fosse.
Io infatti ho fatto così. Poi i maestri che mi seguirono a Palermo erano soddisfatti, perché io avevo questo grado di apprendimento veloce; sono riuscito a fare delle cose che altre persone non riuscivano a fare in tempo così breve. Finendo la scuola superiore mi sono impegnato, e sono entrato a far parte del conservatorio di Palermo a 20 anni, fino al 2010, conseguendo il Diploma di laurea di primo livello.
Così mi sono sentito pronto per confrontarmi con la realtà musicale lirica del Nord, dell’Emilia Romagna e della Lombardia. Mi sono trasferito a Milano e lì lavoro tutt’ora nei teatri della Lombardia e dell’Emilia e non solo: ho fatto esperienze nazionali ed internazionali, che mi hanno fatto crescere a livello vocale, perché ho conosciuto gente molto più brava di me, che mi hanno aiutato a migliorarmi.
La lirica sembra una scelta un po’ anacronistica, cosa vorresti dire ad un ragazzo che come te voglia scegliere questa strada?
Gli consiglierei di capire bene se può fare questa scelta, quanto è forte per portarla avanti, quanta volontà riesce ad avere dentro di sé, quanta energia perché è una strada difficile, piena di insidie, ma anche possibile se una persona è sicura di quello che fa, quindi di avere molta fiducia nei propri mezzi, e soprattutto di riuscire a fare le giuste decisioni per la propria carriera. Ad esempio, se io potessi ritornare indietro, sicuramente non sarei andato a Palermo a studiare ma nel Nord Italia, in posti dove c’è più opportunità per fare carriera. Consiglierei di andare fuori e di fare esperienza, dove anche nei piccoli paesi ci sono teatri d’opera funzionanti. Invece in Sicilia molti teatri sono stati chiusi e tanti altri non aprono mai, essendo perennemente in costruzione come quello di Ribera e di Sciacca. Gli consiglierei di non rimanere nell’ambiente dove si è nati. In un secondo momento si può tornare nel proprio ambiente per dare agli altri ciò che si è imparato, per dimostrare che si può migliorare. Cioè fare conoscere alle persone che ami un’altra realtà che loro magari non conoscono.
Cosa è per te l’arte?
“L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita”. Questa è una frase che leggevo sempre quando andavo al conservatorio per andare a lezione dato che compare sul teatro Massimo di Palermo, uno tra i più belli al mondo, dove un giorno io stesso spero di poter cantare. L’arte è quella cosa che riesce ad esprimere noi stessi in toto e ci da la possibilità di far conoscere il lato di noi che l’uomo comune non può distinguere, ma solo chi fa parte dell’arte nota. E l’uomo fa parte dell’arte fin dal principio dei tempi. L’unica cosa che dobbiamo migliorare è la coscienza che ci aiuta ad apprendere e a capire l’arte in tutte le sue forme e in tutte le sue caratteristiche, quindi l’arte ci rinnova e rivela di noi la vera vita.
Vuoi spendere due parole in favore dell’istituto Toscanini di Ribera visto che rischia di chiudere?
Mi dispiace molto per questa vicenda dell’istituto, che sto seguendo attraverso articoli, dove io stesso ho studiato violoncello. Conoscendo tutti gli insegnanti e in primis il direttore Montesano mi dispiacerebbe se nel paese di Ribera venisse a mancare una struttura musicale messa a disposizione per la cultura professionale dei giovani.
Intervista di Mirella Ciliberto