“Io c’ero” – in quella epica partita del primo maggio 1988, scontro diretto scudetto Napoli e Milan, stagione 1987/88.
Possono dire di essere stati proprio lì allo stadio San Paolo, nel tempio di Maradona e del suo Napoli già campione d’Italia ad affrontare il Milan del diavolo, allenato da un certo Arrigo Sacchi, ben otto riberesi poco più che ventenni:
Matteo Giordano (non in questa foto), Gerlando D’Azzo, Giuseppe Farruggia, Giuseppe Buttafuoco, Fabio Costa, Antonio Mulè, Enzo Capizzi e Michele Pasciuta, inginocchiato nella foto qui pubblicata.
Come e dove era maturata l’idea folle di partire in auto il giorno prima, il 30 aprile 1988, per andare a vedere giocare le due squadre candidate al titolo di campione di Italia, il giorno successivo?
Altro che biglietto aereo o prevendita online di biglietti partita.
Qualcuno dei giovani riberesi, riuniti nel tardo pomeriggio nella piazza principale di Ribera (allora piazza Duomo) quando era frequentata per davvero, in mancanza di social o altri diversivi, semplicemente lanciò la proposta di andare al San Paolo a vedere la partita.
Detto fatto, la proposta fu accolta con giubilo e come per incanto, senza pensarci due volte, gli otto riberesi, testimoni di una delle partite più importanti del decennio, si avviarono via terra su due automobili intorno alla ore 22 e 30, viaggiando tutta la notte, traghettando a Messina, e affrontando tutte le insidie stradali oltre che i meandri della Salerno-Reggio Calabria.
Arrivati a Napoli, in prossimità dello stadio San Paolo, intorno alle ore 8 e 30 del mattino, senza avere praticamente dormito, il passaggio successivo fu quello di reperire i biglietti della partita, quindi acquistati da un bagarino. Ironia della sorte, uno dei biglietti presentato ai controlli risultò contraffatto, per cui un riberese dovette subire qualche spintone di troppo, ma, dimostrata la buonafede di averli acquistati sulla fiducia da un bagarino, alla fine in 7 entrarono tutti allo stadio per assistere dalla curva alle eroiche gesta di Virdis, Van Basten, Gullit, Maradona, Careca etc.
Degli otto riberesi Giuseppe Farruggia non ebbe problemi di visto all’ingresso, in virtù del suo ruolo di arbitro federale che gli consentì di seguire una corsia preferenziale e di accomodarsi in tribuna autorità o vip, dalla quale sono state scattate le foto che qui ospitiamo. E’ Farruggia stesso ad avercele fornite e ad offrire ampia testimonianza della decisione maturata ex abrupto (all’improvviso) dai suoi amici riberesi nell’attuale piazza Giovanni XIII.
Il primo a buttarla dentro la porta partenopea fu un certo Pietro Paolo Virdis a sgretolare le ambizioni del Napoli, che tuttavia, nonostante il predominio Milan, riuscirà a pareggiare grazie a un’invenzione di Diego, abile a pitturare una punizione all’incrocio, sulla quale Giovanni Galli non potè nulla: 1 a 1.
Nella ripresa Virdis fa il 2 a 1. Poi Gullit prende palla in difesa, galoppa per sessanta metri e, da sinistra, la mette in mezzo per Marco Van Basten che sigla il 3 a 1. Careca siglerà il 3 a 2 per i titoli di coda che consegnano i due decisivi punti al Milan che sorpassa il Napoli in vetta alla classifica.
La formazione del Napoli era così composta: Garella, Romani, Ferrara, Bruscolotti, Bigliardi, Renica, Francini, Bagni, De Napoli, Maradona e Careca. Carnevale subentrò al 73’, dopo entrò anche Giordano.
Il Milan schierava tra i pali Giovanni Galli, quindi Tassotti, Maldini, Colombo, Ancelotti, F. Galli, Baresi, Donadoni, Virdis, Gullit, Evani; poi entrarono Van Basten e Massaro.
Breve nota del Direttore su Diego Armando Maradona, recentemente scomparso.
Quando vedi un fenomeno danzare in campo, hai come la sensazione di ammirare l’espressione vivente di ciò che è al di là delle umane possibilità. Vedi il genio in campo, se poi è un Dio cristiano ad averlo beneficato di siffatte doti, allora gli ha donato un talento fuori dell’ordinario.
Il genio si ammira per quello che è, in questo caso un genio cinestetico abile a coordinarsi in corsa in maniera ottimale per raggiungere l’obiettivo, potenza, corsa, rapidità, intelligenza tattica e visione di gioco.
Amato da tifosi e compagni napoletani, si narra che Diego sui rinnovi contrattuali facesse gruppo nello spogliatoio, opponendo le ragioni dei calciatori a quelle della società per strappare le migliori condizioni per i compagni di squadra.