Nel dicembre 2010 la “rivolta dei gelsomini” (il movimento nacque dalla disperazione di un giovane laureato, improvvisatosi fruttivendolo, che si dette fuoco il 17 dicembre a seguito del sequestro, da parte della polizia,della bancarella con la quale cercava di aiutare la sua famiglia) anche se il popolo tunisino preferisce parlare di Primavera, ha cambiato il volto politico economico della Tunisia. La protesta si estese grazie all’utilizzo dei social network, in gran parte del mondo arabo: Egitto, Giordania, Marocco, Iraq, Yemen, Libia. La Primavera araba ha contribuito ad un radicale mutamento negli assetti socio-politici del Mediterraneo. Il vento di democrazia, soprattutto nel Nord Africa, ha aperto importanti scenari di crescita economica per il sistema imprenditoriale italiano. L’obiettivo del raggiungimento di una zona di libero scambio integrato tra Nord Europa e Sud del Mediterraneo rappresenta, pertanto, un’opportunità unica per la Sicilia, in particolare per rafforzare la presenza delle nostre imprese in quei territori e promuovere nuovi investimenti, finalizzati allo sviluppo del trasporto di merci, energia, comunicazione etc. Sono trascorsi molti anni dalla Conferenza di Barcellona sull’europartenariato e la Sicilia, in questi frangenti, non ha fatto nulla. Oggi più che mai, deve assumere consapevolezza che il suo ruolo può e deve diventare centrale. Bisogna fare emergere il ruolo della Sicilia nel favorire l’integrazione tra l’Europa e i continenti che si affacciano sul mediterraneo, assumendo l’impegno di rafforzare le relazioni della stessa con le Istituzioni Europee. L’impegno riguarda tutti: Istituzioni, Politica e Sindacati. E mi sovviene Fernand Braudel storico francese: il Mediterraneo? “Mille cose insieme. Non un mare, ma un insieme successivo di mari. Non una civiltà, ma più civiltà adiacenti. Non ci è stato dato come un paradiso gratuito, si è dovuto costruire tutto, spesso con più sforzo che altrove”.
Aldo Mucci