Mucci scrive al quotidiano The Guardian: la Sicilia Grecia italiana?

Il quotidiano londinese The Guardian (http://www.guardian.co.uk/) ha tradotto e pubblicato un mio articolo che trattava di rischio default made in Sicily. Stravolgendo tutto, The Guardian commentò che la Sicilia rischiava di diventare la Grecia italiana perché “il modello siciliano ha come elementi principali l’utilizzo disinvolto delle assunzioni pubbliche spesso sotto forma di precari, di forestali, di corsi di formazione che non hanno mai insegnato niente a nessuno. Tutto trasformato in un grande “contenitore di esseri umani “usati al momento opportuno in campagna elettorale che ha creato degrado civile e ha “strizzato” la crescita economica di una terra straordinaria che potrebbe dare lezioni sotto ogni aspetto al J’Accuse dei leghisti del Nord Italia. Conosco la mia Sicilia ed è per questo che mi ribolle il sangue. Una Sicilia che ha risorse straordinarie ma soprattutto”picciotti” assetati d’un riscatto personale. Giovani straordinari con una voglia incredibile di fare, ma spesso spenta dal disfattismo di una classe politica cieca, ed a seguire interessi di parte, clientelismi, contiguità malavitose, scarsa professionalità. Ho visto negli occhi di quei ragazzi, assetati, il desiderio di “libertà. E mi sovvengono la parole dello scrittore Andrea Camilleri “La Sicilia sognava di avere un posto in Europa, tra le grandi potenze. Oggi, a 150 anni dall’unità, deve battersi per mantener il suo posto in Italia; ha voluto sfatare la “leggenda non certo aurea ma fortemente radicata, di una Sicilia irredimibile, isolata nei secoli e rassegnata al suo destino di figlia di un Dio Minore”.
Ma se la Sicilia ancora annaspa “nel suo immobilismo – prosegue Camilleri – è colpa di tutti noi siciliani”. Condivido in parte quanto ha dichiarato Camilleri, ma non posso dimenticare quanto sosteneva Paolo Borsellino: la Sicilia è anche quella di siciliani convinti che ad amarla, nonostante tutto, la si cambia, anche a costo della vita. Il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare e al nome della città si può sostituire quello dell’isola. Allora carta e penna (questa volta no mail) scrivo al The Guardian, invitandoli a trascorrere un weekend da noi – sì ad Agrigento – l’ultima della classe. Voglio dirgli che i siciliani desiderano spazzare via chi ha contribuito a fare della nostra terra un deserto. Voglio dirgli che i giovani siciliani hanno il coraggio di cambiare le cose, voglio dirgli che questa “rivoluzione intellettuale” avrà inizio da Agrigento, e che tutto ciò accadrà presto, molto presto.
Aldo Mucci

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