“Occhio non vede, Facebook te lo dice”. La nuova dipendenza dai social network

I social network si sono impossessati delle nostre vite. Da metodi utili per mantenersi in contatto con vecchi amici, ex colleghi e compagni di scuola si sono trasformati in nostri dittatori assoluti. Nessuno ne è immune: se fino a poco tempo fa erano prerogativa di teenagers, adesso perfino il Papa lascia i suoi tweet su Twitter, il suo profilo è commentato da milioni di followers. Sì, quasi tutti siamo su un social network e chi non lo è, lascia allibiti tutti gli altri, come se fosse una cosa di cui vergognarsi.

“Come non sei su facebook?” E l’accusato timidamente: “No, però ho WhatsApp…” Sì WhatsApp e il paranoico “visualizzato alle…” che tanti cuoricini di altrettante ragazzine fa soffrire in attesa di ben altre risposte.
Si vive in funzione di facebook, fino al punto che molte cose si fanno solo per potere apparire su di esso e ottenere il maggior numero di “mi piace”.
To’, Tizia ha pubblicato una foto, adesso ne pubblico cinque io”. Fino a che punto questo gioco non ha più limiti e si vede gente che svende letteralmente la propria vita in cambio di una visibilità fasulla.

Esiste infatti un nuovo disturbo del comportamento chiamato “Information deprivation disorder” (disordine da assenza di informazione) che indica la dipendenza morbosa dai social network considerati alla stessa stregua della sigaretta, dell’alcol e perfino della droga. Non esistono farmaci contro questo disturbo, forse solo il buonsenso di staccarsi ogni tanto dai social network. Ripenso ad Andy Wharol e alle sue parole, cioè che un giorno tutti avremmo avuto i classici 15 minuti di notorietà. Chissà che penserebbe di tutta questa gente che al giorno d’oggi vuole molto di più di 15 minuti di notorietà, cioè vuole costantemente essere sotto gli occhi di tutti solo per un vuoto esibizionismo, senza avere, come si suol dire, né arte né parte.

Magari anche Andy Wharol avrebbe il suo profilo su Facebook e creerebbe un post per criticare costoro, ma subito dopo verrebbe denigrato da “amici” con milioni di altri post, che a loro volta verrebbero denigrati da altri post e pagine sociali e così via, come un serpente che si mangia la coda.
facebookSu facebook si scopre tutto, se il compagno o marito di qualcuno fa qualche scappatella: è stato la causa di molti divorzi e separazioni. E così nascono anche i nuovi proverbi come: “Occhio non vede, facebook te lo dice”. Molte amicizie nascono e muoiono su facebook, infatti la peggiore offesa che si può fare o ricevere è quella di essere tolto dagli amici di facebook. Anche se quell’amicizia è solo virtuale, capita spesso che anche nel mondo reale quella persona cessa di essere tua amica. Poi ci sono gli status che trasformano alcuni in Il moralizzatore delle Iene; ti immagini costoro con il ditino puntato che sproloquiando pensano di avere la verità in tasca. Su facebook si diventa tutti filosofi, scrittori, poeti citando struggenti link… Magari su parti del corpo di un’avvenente ragazza in foto.

I social network dovrebbero essere un mezzo per fare conoscere le tue opinioni, un tuo talento, una tua azienda. Al posto di status deprimenti, banali e oltraggianti, si può scrivere di pace, di amore e benessere. Le foto dovrebbero essere intese come ricordi, cioè dei momenti di vita immortalati in un’immagine e gli album virtuali come dei veri album che ogni tanto andiamo a sfogliare con nostalgia. Bisognerebbe riscoprire la originale utilità dei social network, cioè quella di mantenersi in contattato con le persone della nostra vita e perché no? Conoscerne di nuove. Diversamente può trasformarsi in un vuoto contenitore in cui ognuno va a sfogare rabbia, odio o le proprie miserie umane contro questa o quella cosa. La vita va vissuta anche fuori dai social network, ci sono momenti in cui si deve assolutamente essere disconnessi (da FB) e godersi quello che accade intorno, semplicemente. I social network hanno cambiato il nostro linguaggio, il nostro modo di vedere le cose, le nostre abitudini, ormai fanno parte di noi, volenti o nolenti, ma facciamo in modo che non ci rubino anche l’anima.

Mirella Ciliberto

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.