Rapine in banca, operazione dei Carabinieri “ULISSE”: arrestati anche due riberesi

Alle prime luci dell’alba, i militari della Compagnia di Sciacca hanno tratto in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere, sei persone accusate di due rapine in banca consumate in provincia di Agrigento tra dicembre 2015 e gennaio 2016.

I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia congiuntamente a quelli della Tenenza di Ribera hanno tratto in arresto, in esecuzione del provvedimento emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Sciacca, dottoressa Roberta Nodari, i palermitani Giuseppe Cusimano, 43 anni, Salvatore Bruno, 27 anni, Mariano Ficarra, 25 anni, Vincenzo Adelfio, 25 anni, e i riberesi Giuseppe Triassi, 24 anni e Daniele Centurione, 28 anni.

Secondo gli inquirenti, le rapine riconducibili alla banda criminale sono quella del 10 dicembre 2015 alla Banca Popolare Sant’Angelo, agenzia di Ribera, dove i malviventi riuscivano a portar via una somma in contanti superiore ai 20.000 Euro e la rapina del 18 gennaio 2016 alla Banca Sella, agenzia di Licata, dove i malviventi riuscivano a sottrarre dalle casse dell’Istituto di credito circa 5.000 Euro in contanti. Le attività investigative eseguite dai militari dell’Arma hanno consentito di accertare singolarmente le responsabilità degli arrestati e la loro partecipazione alle due rapine.

Le indagini, coordinate dai sostituti procuratori Alessandro Moffa e Cristian Del Turco della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Sciacca hanno consentito di individuare il gruppo criminale di riferimento composto da rapinatori palermitani, quasi tutti pregiudicati per rapine in banca, e da due basisti residenti nel centro crispino, sono iniziate il 10 dicembre 2015 a seguito della rapina consumata a Ribera all’interno dell’agenzia della Banca Popolare Sant’Angelo.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, i basisti curavano l’aspetto logistico pianificando i percorsi di arrivo e fuga per consentire ai rapinatori del capoluogo siciliano, che operavano in trasferta per rendere più complesse le investigazioni nei loro confronti, di mettere a segno il colpo in sicurezza.
Lo stratagemma usato dai malviventi per introdursi in forza all’interno degli istituti di credito era ingegnoso ed efficace allo stesso tempo. Il giovane Mariano Ficarra, unico soggetto incensurato e quindi non ancora noto alle forze dell’ordine, in una prima fase accedeva all’interno dell’agenzia di credito, anche rendendo possibile la videoripresa del suo volto e l’acquisizione di un’impronta digitale. Poco dopo, con la scusa di dover prestare immediate ed urgenti cure mediche ad un parente in difficoltà appena fuori dell’istituto, si metteva ad urlare chiedendo ed ottenendo l’apertura della bussola d’ingresso da cui invece entravano repentinamente gli altri tre componenti della banda, tutti a volto coperto e calzanti guanti da lavoro per non lasciare tracce.
All’interno della banca i malviventi, al fine di ottenere la consegna della refurtiva, esercitavano violenza e minaccia nei confronti dei dipendenti e dei clienti già presenti in agenzia. Nel frattempo i basisti, dopo aver garantito un contributo informativo e logistico, partecipavano attivamente anche alla fase finale della rapina in banca a Ribera, con i malviventi palermitani con la mansione di pali posti all’esterno dell’istituto di credito.

Durante le indagini, rese complesse dal camuffamento operato dai rapinatori, gli investigatori si sono avvalsi di avanzate tecniche investigative facenti capo essenzialmente alle intercettazioni telefoniche, all’analisi dei tabulati telefonici e dei filmati delle telecamere di videosorveglianza, alle informazioni testimoniali, ai servizi di osservazione e pedinamento svolti soprattutto nel capoluogo palermitano.

Al termine delle formalità di rito i quattro rapinatori palermitani sono stati ristretti presso la casa Circondariale Pagliarelli di Palermo, il riberese Giuseppe Triassi presso la Casa di Reclusione di Favignana e Centurione Daniele presso il suo domicilio in Ribera, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.

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