Stasera debutto 5^ Rassegna Teatro Dialettale Siciliano “Premio Giovanni Raffiti” al Nicolaj di Calamonaci

locandina teatroCalamonaci. Stasera alle ore 21:00, debutto della 5° Rassegna Teatro Dialettale Siciliano “Premio Giovanni Raffiti”, al teatro Nicolaj.

Il debutto, è affidato alla Compagnia “L’Accademia dei Guitti” di Caltanissetta, che presenteranno la farsa in due tempi “La cucina del libero inganno” di Antonello Capodici. Il palcoscenico vedrà la presenza di Giorgio Villa, nella veste di attore e regista, e degli attori Nunzio Bonadonna, Michele Privitera, Claudia Giammusso, Alessandra Falci e Maria Assunta Burgio. Le scene ed i costumi  sono a cura del Laboratorio AdeiG, le musiche di  Aldo Giordano.

La rassegna teatrale, fortemente voluta dal Comune di Calamonaci, in persona del Sindaco Ing. Vincnzo Inga,  e dalla locale Pro Loco, vede quale Direttore Artistico Enzo Raffiti, il quale riassume la trama della farsa in scena stasera.

Isabella è una casalinga di nlocandina farsaon troppe velleità, che improvvisamente svolta nella vita, pubblicando un libro di ricette che, incredibilmente, diventa “best-seller”. Da questo fatto, origina la variazione consistente della vita della casalinga, ora divenuta facoltosa, ha acquisito il prestigio e, in definitiva, una sorta di rivincita sociale. Che ha anche risvolti nella vita privata: un sanguinoso rovesciamento di forze con il marito, un “vitellone”. Il frivolo Mimì, più bravo a darsi un tono da “viveur” che a combinare affari. E’ l’untuoso ragioniere Lo Martire la vittima sacrificale delle assurde speculazioni del “principe consorte”. Ed anche la copertura per le sue scappatelle. E tutto procederebbe discretamente se, a rompere le uova nel paniere, non arrivasse dalla capitale l’irreprensibile maresciallo Diolosa, espertissimo nel leggere fra le pagine dei bilanci contabili, praticamente una frana nel capire quelli della vita. Mettiamoci pure una escort dal cuore tenero ed una nipote particolare, ed ecco che il quadro tipico della farsa è servito in scena.

attori

Una nota del regista, ci spiega egregiamente e compiutamente il significato della farsa.

La Farsa è – dice il regista Giorgio Villa – più della Commedia, il genere teatrale italiano per eccellenza. Persino in Plauto, gli elementi della palliata (presso gli antichi Romani, tipo di commedia che rielaborava argomenti della commedia ‘nuova’ greca, adattandoli all’ambiente romano. Il nome deriva dal pallio, il mantello di forma rettangolare indossato sopra la tunica, come l’imàtio greco, di contro alle commedie di argomento romano, la togata e la trabeata. I massimi autori di palliata furono Plauto e Terenzio, NDR) e del fescennino (canti popolari, specialmente nuziali, dei latini antichi, di origine italica, così chiamati o dalla città di Fescennio, al confine fra Etruria e Lazio, o da  fascinum ossia magia, stregoneria. Spesso ebbero carattere licenzioso e perciò il termine significò anche poesia salace, di scherno. Per Livio e Orazio dai fescennini deriverebbe la commedia latina, ma probabilmente è un’idea ricalcata su teorie greche, NDR) hanno di gran lunga il sopravvento sui toni più convenzionali della Commedia Nuova di stampo menandreo (appartenente o relativo al commediografo greco Menandro (c. 344 – c. 292 a. C.), autore molto fecondo, gli erano riconosciute oltre 100 commedie, considerato il maggior poeta della commedia cosiddetta «nuova», largamente imitato poi dai commediografi romani, NRD). Le ragioni sono (forse) di carattere antropologico : un popolo meglio attrezzato alla sgangheratezza brutale della risata grassa, al lazzo sguaiato ed osceno dell’invettiva, che ai sorrisi ironici della letteratura “di mezzo”; un retaggio atavico che passa dalla consuetudine latina all’invenzione epocale dei motivi e della prassi della Commedia dell’Arte. Moliere stesso, in pieno seicento, ne fu doppiamente sedotto: nel ricorso alla fonte plautina (Amphitruo, Mostellaria, Casina) ed in quello allo sviluppo drammaturgico che s’andava modellando allo “Chateaux” grazie al lavoro dei maestri italiani. Anche la Commedia all’Italiana, inteso come genere cinematografico, è stretta derivazione dalla farsa : più volte attintavi, ma passando per lo snodo della Rivista e dell’Avanspettacolo.

E’ l’umore delirante, bacchico, orgiastico, trasfigurante che accomuna le performances di artisti diametralmente opposti fra di loro: Musco e Petrolini, Viviani e Totò, Govi e Mazzarella. Ma anche Sordi e Gasman, Fabrizi e Rascel. O Anna Magnani e Tina Pica. E sia detto per inciso : di ognuno di questi grandi, ricordiamo abbondantissime carriere comiche accanto a stupefacenti prestazioni drammatiche!

E’ il DNA degli italiani, il nostro marchio di fabbrica: una inadeguatezza ai grandi quesiti metafisici che si trasfigura nello sberleffo del guitto e del giullare.

Ma proprio in questo annientamento, in questa ebbrezza carnevalesca, la risata si copre di malinconia e disincanto: torna al pensiero mistico più puro e lo risolve con l’arma semplice dell’accettazione.

Lo spettacolo che Vi proponiamo oggi è un mix fra quanto di più classico c’è nella tradizione della Farsa, unito ai temi moderni e contemporanei della commedia d’ambiente.Un tentativo, speriamo riuscito, di unire il divertimento parossistico e sfrontato dell’invenzione clownesca, con il ritratto della nostra società.

Dalle premesse, possiamo affermare che il debutto della 5° Rassegna del Teatro Dialettale Siciliano, con premio intitolato allo scomparso Giovanni Raffiti, sarà anche quest’anno un confermato successo.

Una rassegna di sicuro interesse, che merita di essere vissuto in teatro: Enzo Raffiti, Direttore artistico della manifestazione e gli organizzatori tutti, hanno saputo ben scegliere e architettare una manifestazione di qualità.

Nella pausa, sarà allietata l’attesa con degustazione di squisiti prodotti tipici locali.

Appuntamento stasera, alle ore 21:00, al Teatro Aldo Nicolaj di Calamonaci.

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