Suicidi e proteste in carcere

Il 18 luglio 2012 è una data che a tanti non suggerirà niente, ancora più grave che quasi nessuno sappia che in questo giorno ha inizio una protesta forte, portata avanti dagli ultimi, dai dimenticati, da coloro dai quali la società deve difendersi, poco importa se invocano diritti costituzionali innegabili e condizioni di vita più consone ad uno stato civile. In questa data ha inizio lo sciopero della fame e del silenzio dei carcerati promosso dai Radicali, dal 18 al 22 luglio. Moltissimi cittadini reclusi, che stanno pagando il loro conto alla giustizia, inizieranno la loro battaglia per rivendicare diritti costituzionali e condizioni di vita più accettabili. I familiari ci chiedono di parlarne, poiché, le testate nazionali non ci informano adeguatamente sull’argomento. Intanto si contano i morti per suicidio in carcere, siamo a quota 32 dall’inizio dell’anno, morti assurde che si consumano nel totale disinteresse del Paese. Certo occuparsi di “delinquenti” potrebbe attirare antipatie, ma se consideriamo che anche i polli, grazie agli ambientalisti hanno vinto la loro battaglia per essere allevati in spazi aperti e non in gabbia, dovremmo riflettere. I carceri moderni, dovrebbero mirare alla Rieducazione del cittadino e non alla semplice punizione o correzione. E’ vero i reclusi hanno sbagliato per i più svariati motivi, ma scontando la loro pena, stanno in qualche modo pagando il conto che la giustizia ha loro presentato.
Le ragioni che spingono i detenuti a suicidarsi, non possono essere ricercate solo ed esclusivamente tra problemi di depressione o psichici, no, forse sono il segno più tangibile della protesta nascosta, dell’urlo nel silenzio, nell’invocazione di aiuto soffocata tra quattro mura. La storia ci offre esempi tangibili di eroi che si sono sacrificati per dare un senso alla loro protesta, per affermare idee di libertà con gesti eclatanti. Ma i suicidi in carcere a chi o a che cosa gioveranno?
Non riusciranno a ribaltare un governo politico e neanche a provocare le dimissioni di tutti i politici corrotti o inquisiti, si vuole solo puntare il dito sul sovraffollamento delle carceri, sulle condizioni di vita quotidiane, su quelle strutture realizzate secoli orsono, che non rispondono a standard di sicurezza e vivibilità. Un sistema carcerario che rieduca il cittadino a reinserirsi nella società, è simbolo di un Paese che crede nelle Istituzioni, nella Giustizia e nel riscatto dell’uomo.
Nicola Ciccarello

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