“Il vero risparmio è lasciare lavorare i magistrati a Sciacca. Ci guadagnerà lo Stato, così come ci guadagnerà questo territorio che grazie anche al Tribunale è cresciuto e si è sviluppato nella legalità e nella sicurezza”. È uno dei passaggi di una lunga lettera che il sindaco Fabrizio Di Paola ha scritto in una lettera inviata al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al presidente del Consiglio dei Ministri Mario Monti, al ministro della Giustizia Paola Severino, ai presidenti e ai capigruppo di Camera e Senato delle Commissioni “Giustizia”, Affari Costituzionali” e “Bilancio”, ed anche al presidente della Commissione Parlamentare “Antimafia”.
Il sindaco Fabrizio Di Paola si rivolge alle massime autorità dello Stato per chiedere il mantenimento a Sciacca del Tribunale.
Di seguito il testo integrale della lettera.
Il Tribunale di Sciacca, da baluardo dello Stato per la legalità e la sicurezza, da elemento cardine per lo sviluppo e l’affrancamento di un intero territorio dalla mafia, si è trasformato con un colpo di penna in un ramo secco da tagliare.
La decisione lascia interdetti. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo di revisione delle Circoscrizioni giudiziarie in attuazione della delega al Governo, inserendo incomprensibilmente, all’ultimo momento, anche Sciacca, pur non essendocene le condizioni.
Si è solo guardato al risparmio tutto da dimostrare e non al valore, alla funzione, al peso specifico, al ruolo strategico che il presidio giudiziario ha da decenni in un territorio che abbraccia 15 comuni dove la criminalità organizzata ha storicamente avuto una asfissiante presenza.
Il Tribunale di Sciacca ha operato in un’area a forte vocazione turistica, dove ingenti sono stati nell’ultimo decennio gli investimenti per lo sviluppo, con finanziamenti sia pubblici che privati. La presenza tangibile dello Stato, con un eccellente lavoro svolto dai magistrati, è stata una garanzia per una sana crescita e per attrarre l’attenzione di prestigiosi imprenditori internazionali. A Sciacca si sono istruiti e celebrati importanti processi che hanno scardinato pericolosi sodalizi mafiosi nonché associazioni malavitose dedite alla tratta in Sicilia di esseri umani dal Nord Africa. Il Tribunale ha svolto un lavoro encomiabile. Non è un caso che le Istituzioni locali abbiano voluto conferire la cittadinanza onoraria a due magistrati, all’ex procuratore capo Bernardo Petralia e all’ex presidente del Tribunale Alberto Bellet.
Interpretando i sentimenti di un vasto territorio, di semplici cittadini, della classe forense, delle categorie produttive, degli stessi magistrati, esprimo tutta la mia contrarietà e la mia preoccupazione per le scelte governative che dovranno ancora passare al vaglio delle Commissioni Parlamentari “Giustizia, “Affari Costituzionali” e “Bilancio”. Ed è a questi organi dello Stato, alla coscienza dei suoi componenti, che affido la speranza di questa fetta di Sicilia che reclama giustizia e il mantenimento del proprio Tribunale a Sciacca.
Un Tribunale che funziona egregiamente, che contrasta con risultati eccellenti la criminalità organizzata e comune, operante dal 1992 all’interno di un edificio all’avanguardia in locali e attrezzature, gestito con costi ragionevoli che, all’occorrenza, possono essere ulteriormente razionalizzati. L’eventuale trasferimento ad Agrigento degli uffici giudiziari sarebbe una sconfitta dello Stato, un arretramento sul fronte della lotta alla mafia dopo anni di conquiste sul terreno della legalità. Per non parlare dei costi e dei rischi. Non ci saranno guadagni, ma solo perdite. Il trasferimento nel capoluogo comporterà spese ulteriori per l’organizzazione della giustizia, per gli operatori e per i cittadini.
Le comunicazioni con Agrigento sono pessime. Da noi non ci sono né autostrade, né ferrovie. Il Tribunale è raggiungibile con un’ora di automobile, percorrendo un’arteria a dir poco disagevole, la fantomatica statale 115, battezzata “la strada della morte” per i continui incidenti.
Ed ancor più complesse sono le comunicazioni per i comuni della zona montana.
Il vero risparmio è lasciare lavorare i magistrati a Sciacca. Ci guadagnerà lo Stato, così come ci guadagnerà questo territorio che grazie anche al Tribunale è cresciuto e si è sviluppato nella legalità e nella sicurezza.
Alla luce di quanto sopra esposto, confidando nella sensibilità di uomini dello Stato che hanno a cuore le sorti del Paese, facendomi interprete di una sentita istanza proveniente da un intero territorio, chiedo con forza il mantenimento del Tribunale di Sciacca così come garantito in diverse occasioni da Ministri, Sottosegretari, Parlamentari e, in ultimo – a leggere notizie di stampa degli ultimi giorni – anche dalla “Commissione di valutazione dei criteri di razionalizzazione dei cosiddetti tribunali minori”.