Il vero teatro a Ribera: “Il Malato Immaginario” di Molière

il malato immaginario (23)Il malato immaginario di Molière: uno spettacolo teatrale di altissimo livello, con interpreti di prim’ordine, è andato in scena sabato sera al Cineteatro Lupo, per il terzo appuntamento della XX Rassegna Teatrale Città di Ribera. Solo in rare occasioni assistiamo alla perfetta sincronia di attori che si muovono e parlano con naturalezza sul palcoscenico, come fossero a casa loro, raggiungendo l’armonia dell’insieme nei movimenti come nei dialoghi. E il pubblico, composto anche di persone provenienti dai paesi vicini, ha molto gradito al punto da non accorgersi del trascorrere del tempo.

il malato immaginario (14)Pippo Patavina in gran forma nel ruolo di Argante, ben coadiuvato dal resto della compagnia di attori altamente qualificati. Lo stesso Molière, che il 17 febbraio 1673, nonostante fosse gravemente malato, interpreto il ruolo di Argante, avrebbe molto gradito le scelte fatte dalla regia. Imponente la scenografia: l’interno di una nobiliare villa seicentesca con tanto di scala e primo piano, con due ritratti appesi alle parete di Luigi XIV, omaggio all’epoca in cui visse l’autore. Il malato immaginario è uno dei suoi più grandi capolavori, emblema della mentalità e dello spirito vigenti in quell’epoca.
Il protagonista Argante, spirito ipocondriaco, pur tra mille lamenti, approfitta del suo stato per dire con cinismo la verità ai presenti. Personaggi di connotazione farsesca i medici il cui nome è già tutto un programma: il dottor Purgone e l’aiutante Purgantino, già dai loro modi pomposi si evince il loro essere dei ciarlatani.

il malato immaginario (9)Molto convincente e divertente l’interpretazione di Pattavina nel ruolo di malato immaginario, al punto da suscitare nel pubblico divertito grasse risate ogni volta che cambiava personaggio alla spada di Damocle che pendeva sulla sua testa, gag comica riproposta con enfasi ogni volta che il protagonista pensava alla sua imminente fine.
L’attrice, che interpretava la seconda moglie del protagonista Argante, bene ha reso l’idea di persona avida e ipocrita, interessata solo agli averi del marito, nonostante i “Micci Micci” con cui chiama Argante. La figlia Angelica, innamorata del bel Cleante, riuscirà ad evitare il matrimonio combinato con il medico scelto dal padre, grazie allo stratagemma architettato dalla serva Antonia, in veste di benefattrice e fida consigliera. Di squisita comicità il suo duetto canoro di Angelica con Cleante, con gli altri a creare un coro stonato di accompagnamento: è chiaro che si prende in giro l’affettazione e l’esagerazione barocca della musica e delle arie dell’epoca.

il malato immaginario (17)Il “giuggiolone” così definito dallo stesso Moliere, Tommasino Diaforetico, diventa medico grazie alle spinte e alle raccomandazioni del padre, nonostante la sua “raccapricciante” intelligenza: due medici che, oltre a parlare latino e forbito, hanno ben poco del medico come lo conosciamo oggi.
Si può ben dire che tutti i personaggi sono stati ben caratterizzati, le battute catturavano l’attenzione con giochi ed equivoci per assonanza di parole, voluti e veloci scambi di persona che apparivano molto spontanei, tutti questi ingredienti, ben amalgamati e mai casuali, hanno dato alla commedia ritmo serrato e brio.
il malato immaginario (6)Ricchi i bei costumi di epoca seicentesca. Anche il costume rappresentava bene il carattere del personaggio; più pomposo l’abito indossato da Belinda, moglie di Argante, non a caso di colore rosso e oro, per meglio rappresentare il suo amore per il lusso e i soldi; più farsesco quello dei medici Purgone e Purgantino, che, con i loro cappelli a punta nero, somigliavano più a due stregoni che non a dei veri medici; più leggiadro e candido, infine, l’abito turchese della figlia Angelica.

evidenzaIl ‘600 e il barocco, dove tutto era enfatizzato, esagerato, anche le cure mediche e la fiducia che in maniera acritica si riponeva nelle loro cure, come sostiene nella commedia Beraldo, fratello di Argante, secondo il quale sarebbero stati molto più efficaci riposo e una buona dieta; egli riteneva improbabile che un uomo fosse capace di curare un altro uomo, pertanto bisognava semplicemente aspettare che i presunti disturbi che affliggevano “il malato immaginario” passassero da soli.

Mirella Ciliberto

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