Il ruolo dell’associazionismo nella promozione sociale congiuntamente all’impegno del sindacato a tutela dei più deboli: ne abbiamo parlato con il segretario generale della Uil Pensionati Sicilia Antonino Toscano.
Oltre a ricoprire l’incarico di segretario generale della Uil Pensionati in Sicilia, Lei è anche presidente regionale dell’ ADA (Associazione per i Diritti degli Anziani).
Quest’ultima è stata costituita per volontà della Uil Pensionati e opera su tutto il territorio nazionale, offrendo gratuitamente agli anziani servizi molto utili, che comprendono le consulenze pensionistiche e fiscali ma anche il supporto psicologico ai soggetti in difficoltà.
In quale modo sindacato e associazionismo possono cooperare al fine di migliorare la qualità della vita?
Da tempo ormai la UIL Pensionati e l’ADA sottolineano come il nostro Paese abbia progressivamente ridotto l’attenzione verso le politiche sociali e di integrazione socio-sanitaria: basta pensare alla via crucis dei malati di SLA, giustamente intenzionati a lottare per ottenere almeno il minimo delle risposte alle loro esigenze. L’avere destinato soltanto 270 milioni nel bilancio dello Stato – tra l’altro non ancora esigibili – per rispondere ai bisogni di tante persone e famiglie in difficoltà è veramente indegno di un paese civile. Personalmente, ho sempre sostenuto che sindacato ed associazionismo debbano cooperare per avere più peso nelle rivendicazioni e con l’obiettivo di migliorare il tenore di vita delle persone, soprattutto se povere e disagiate. Noi del sindacato e della UIL Pensionati in particolare, abbiamo il dovere di risvegliare le coscienze in merito. Dobbiamo cercare alleanze non solo nel mondo dell’associazionismo, ma anche nel sociale, per dare vita ad una vera e propria lobby capace di orientare le scelte della politica : se è vero, infatti, che l’emergenza sociale è strettamente legata alla mancanza di lavoro, è altrettanto certo che il sociale non può e non deve essere trascurato per nessuna ragione possibile.
Di recente, Lei ha partecipato in qualità di relatore, nella doppia veste di segretario regionale della Uilp Uil e di presidente regionale dell’ADA, ad un importante incontro tenutosi a Palermo incentrato sul tema dell’invecchiamento attivo.
Lei ha sempre sostenuto l’importanza di diffondere una nuova visione della popolazione anziana contemporanea, lontana dagli stereotipi culturali consolidati, e dunque attiva, dinamica, consapevole e con un bagaglio di progettualità importante.
Si tratta di una battaglia culturale che si accompagna al generale allungamento della vita media….
Il 2012 è stato, per la Comunità Europea, l’anno dell’invecchiamento attivo: le riflessioni e i documenti che ne sono derivati disegnano sostanzialmente una società prospettica completamente diversa dall’attuale. Quest’ultima è stata immaginata come una realtà all’interno della quale, ad un certo punto della vita, una fetta consistente di popolazione avrebbe dovuto essere “parcheggiata” ed assistita attraverso il pensionamento. Oggi si vive più a lungo e quella parte assistita è aumentata e continuerà a farlo, rivelandosi in grado di svolgere un ruolo importante nel nuovo progetto di società : non una funzione sostitutiva rispetto ad alcune mansioni che la collettività stenta a svolgere, bensì attiva e contrassegnata da ruoli e compiti che solo gli anziani possono portare avanti ; sostanzialmente, dunque, si tratteggia una società profondamente diversa , nella consapevolezza dell’aumento, in prospettiva, del numero degli anziani, che stravolgerà gli attuali assetti generazionali.
Il programma Iris, del quale si è parlato nell’incontro a cui Lei ha partecipato, annovera tra le proprie azioni fondanti l’affermazione dei diritti della popolazione anziana anche attraverso il ruolo nella cittadinanza attiva. Di cosa si tratta, esattamente?
Il progetto IRIS, al quale ho avuto il piacere di partecipare , ruota attorno all’idea di consolidare il rapporto tra associazionismo e sindacato e fare rete per affrontare al meglio i problemi degli anziani, soprattutto se non autosufficienti. Nel mio breve intervento ho sostenuto che non solo fare rete è indispensabile, ma addirittura occorre cercare altre alleanze nel sociale e nel mondo del lavoro, per “costringere” la politica a rispondere alle vecchie e alle nuove istanze della popolazione: attualmente le istituzioni sono disattente, come si evince dall’insufficienza delle risorse destinate al sociale nei bilanci delle amministrazioni locali e dello Stato. La rete deve avere come obiettivo la ricerca del consenso, migliorando sempre le proprie proposte: se è vero che nel nostro Paese si vive di consensi – la politica ce lo insegna – allora anche noi, attraverso un nuovo modello di sindacato organizzato al meglio sul territorio, possiamo trovare gli appoggi necessari per orientare le scelte della politica verso il bene comune.
L’ADA, congiuntamente ad altre tre associazioni di volontariato (Auser, Cado e Co.As.An.) ha promosso la nascita di un portale dedicato alla terza età (www.programmairis.it) al quale gli anziani potranno iscriversi per accedere ad una corposa serie di prestazioni sociali loro dedicate. Una vera novità nell’attuale panorama dei servizi rivolti alle fasce sociali a più alto rischio di marginalità.
Lei ha sempre denunciato l’assenza, da parte delle istituzioni, di una reale attenzione rivolta ai più deboli: anche questa volta, dunque, sono le associazioni a sopperire alle tante carenze delle amministrazioni?
Senza il mondo del volontariato, che copre i vuoti e la mancanza di servizi forniti dal nostro Paese, le sofferenze della società sarebbero senza dubbio più pesanti: il welfare deve essere ridisegnato attraverso un nuovo modello, che veda tutti gli attori impegnati nello svolgimento di compiti e funzioni rispondenti ad una logica organizzativa degna di un paese civile; noi attraverso le nostre associazioni tamponiamo qualche falla, offrendo servizi che l’attuale sistema vigente non riesce a garantire; anche nel mondo dell’associazionismo occorre tuttavia attuare una riorganizzazione globale che accorpi le diverse realtà esistenti, per costituire qualcosa di più solido e rappresentativo e successivamente cercare alleanze con l’obiettivo di “contare” di più. La nostra è una battaglia di civiltà, l’obiettivo è quello di costruire una società migliore.
Parliamo ora di sindacato. I pensionati sono reduci da una stagione molto intensa, che li ha visti dialogare serratamente con i sindaci di tutta l’isola con l’obiettivo di orientare l’azione delle amministrazioni verso una cultura del sociale più tangibile sotto il profilo delle risorse finanziarie da destinare agli anziani.
In particolare, il sindacato che Lei rappresenta si è fatto promotore, sia a livello nazionale che a livello locale, di un’importante battaglia di civiltà mirata all’abbattimento delle barriere architettoniche, che rendono la vita molto difficile non solo agli anziani, ma anche ai soggetti diversamente abili. Dal sito www.uilpensionatisicilia.it, Lei ha rivolto un appello ai segretari provinciali della Uil Pensionati affinchè sia realizzata un’azione di monitoraggio nei territori di appartenenza, che porti all’individuazione di eventuali barriere negli uffici pubblici dell’isola.
Ad oggi, cosa è emerso?
Il sindacato non può certamente rassegnarsi al fatto che le difficoltà economiche degli Enti Locali debbano obbligatoriamente ripercuotersi sulla collettività attraverso il taglio delle risorse utilizzate per le politiche sociali: ecco perché abbiamo da tempo avviato una serie di confronti con le amministrazioni comunali sui loro bilanci. Noi siamo convinti, ed i primi risultati ci hanno dato ragione, che le risorse possano essere trovate eliminando sprechi, privilegi e ingaggiando una lotta senza quartiere all’ evasione fiscale, anche attraverso l’intensificazione del confronto tra amministrazioni e Agenzia delle Entrate. Ancora troppe sono le inefficienze, come troppi sono i costi fissi; c’è molto da lavorare sul sistema organizzativo negli Enti Locali, per recuperare efficienza e risorse economiche e, in questo senso, il sindacato può essere un interlocutore serio e affidabile dei sindaci, se insieme – attraverso l’interfaccia con l’ANCI Sicilia – si affrontano con onestà intellettuale le problematiche in atto per cercare soluzioni adeguate: certamente il nostro obiettivo è che le risorse individuate vengano destinate alle politiche sociali, ai bisogni delle famiglie, soprattutto monoreddito, con particolare attenzione rivolta a quelle numerose e povere. Sulle barriere architettoniche la soluzione non è dietro l’angolo, per il semplice fatto che l’Italia e, da quanto ho potuto apprendere in una riunione a Bruxelles , gli altri Paesi della Comunità Europea, non sono certo stati concepiti e progettati per un’ attesa di vita che supera ormai gli ottant’anni e che è aumentata di quasi due decenni nell’ultimo periodo: ecco perché sono notevolmente più numerosi i casi di non autosufficienza. La conseguenza è che le abitazioni private e gli uffici pubblici, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono fruibili per i portatori di handicap a causa della presenza delle barriere architettoniche. Noi della UIL e della UIL Pensionati abbiamo avviato un ‘azione di monitoraggio per conoscere lo stato delle barriere ancora presenti ed abbiamo dovuto prendere atto che il problema è molto più grave di quanto potessimo immaginare: il governo della nostra Regione, nel proprio bilancio , non ha previsto nemmeno un capitolo ad hoc e di conseguenza nessun aiuto economico in quella direzione è attualmente all’orizzonte.
Un mese fa, insieme ai segretari regionali di Spi Cgil e Fnp Cisl , nell’ambito di un direttivo unitario dei pensionati svoltosi a Palermo, la Uilp Uil ha chiesto con forza un incontro con il presidente della Regione Rosario Crocetta. Quali sono le principali questioni da mettere sul tavolo?
Circa un mese fa il sindacato dei pensionati di UIL, CGIL e CISL ha riunito i propri esecutivi per un’ analisi della situazione siciliana , con particolare attenzione ai problemi degli anziani, a partire dalla loro crescente povertà: oramai si tratta di una vera emergenza sociale perché viviamo in una regione che non ha recepito la legge 328/00 e non dispone di un fondo per la non autosufficienza; pertanto, all’assenza di lavoro e alla povertà sempre crescente si aggiunge la quasi totale assenza di assistenza alla persona. Intere famiglie sperimentano uno stato di reale disperazione e noi non possiamo e non vogliamo più attendere: occorre dare seguito al contenuto della petizione popolare avviata dal sindacato siciliano mirata a far sì che la Sicilia possa finalmente dotarsi di una legge per le politiche sociali e di un fondo per la non autosufficienza. Per questi motivi abbiamo ripetutamente chiesto un incontro al presidente Crocetta; successivamente intendiamo avviare una serie di confronti con gli assessorati di competenza per fornire alla collettività risposte oramai non più rinviabili.
I pensionati e gli anziani sono sempre più poveri: secondo le stime degli stessi sindacati, in Sicilia il 67% di essi sopravvive con 500 euro al mese, e solo l’1,5% degli aventi diritto gode dell’assistenza domiciliare. Perché?
Vivere con 500 euro al mese – un dato che interessa in Sicilia il 67% dei pensionati – e con un’assistenza domiciliare erogata solo all’1,5% della popolazione, è un fenomeno degno del terzo mondo. Leggere nei quotidiani di questi giorni quello che è avvenuto, e purtroppo non è il primo scandalo, con il sistema Giacchetto, è vergognoso e certamente non più sopportabile: la politica ignora o meglio , forse finge di ignorare quale sia lo stato in cui vivono centinaia di migliaia di famiglie nei nostri territori e quali possono essere le conseguenze di un simile disagio sociale. Noi non ci stancheremo mai di ripetere che l’antipolitica non sia la soluzione adeguata : serve semmai la buona politica, ovvero quella che guarda agli interessi della collettività, se vogliamo scongiurare che la disperazione della gente metta in discussione la tenuta delle istituzioni; per evitarlo, occorre voltare drasticamente pagina avendo la consapevolezza che chi ha ruoli di responsabilità in questa società debba farsi carico dei propri doveri. La nostra democrazia è costata troppe vite umane e tutti noi abbiamo il dovere di difenderla.
Cosa si aspetta dall’attuale esecutivo nazionale? E dal governo Crocetta?
Dall’esecutivo nazionale ci aspettiamo che dia una risposta vera ai bisogni del nostro Paese. Nel corso della manifestazione nazionale svoltasi a Roma il 22 giugno scorso, i nostri segretari generali hanno detto che il tempo è scaduto e che occorre prestare massima attenzione alla rabbia di milioni di persone che non ce la fanno più : il sindacato di certo non si rassegnerà a questo stato di cose. La politica deve capire che occorre dare una risposta risolutiva all’emergenza lavoro, e che è altresì necessario intervenire sull’ evasione fiscale e sui costi della corruzione; non è possibile rimandare una seria riforma fiscale, consentendo che l’80% delle tasse vengano pagate dai lavoratori dipendenti e dai pensionati: occorre inoltre un serio progetto di politica industriale accompagnato dall’attenzione costante per il sociale, all’insegna di un welfare etico e rispettoso della persona umana. Dal governo Crocetta ci aspettiamo un confronto serio sul progetto Sicilia, per condividerne contenuti e responsabilità: solo con un sistema concertativo che preveda ruoli, compiti e funzioni precisi per chi ricopre postazioni di responsabilità di qualsiasi natura, si può gestire una fase così delicata e difficile come l’attuale. Noi siamo disponibili ad assumerci le responsabilità che ci competono, convinti di operare nell’interesse della collettività, per uscire dall’attuale emergenza e proiettare la Sicilia verso un futuro migliore.