Un Carmelo Pace, uscente come sindaco, mai domo.
Dichiara di avere il virus della politica: nella nostra intervista di fine mandato non nasconde la propria vocazione ai temi politici caldi, lanciando pure qualche frecciatina ai suoi detrattori e facendo da sponda al suo successore preferito (o designato?) con l’argomento dell’approvviggionamento idrico per le campagne di Ribera.
Pace risponde alle domande della nostra ottima collaboratrice, Barbara Dimino, con disinvoltura, talvolta svicolando in altri argomenti rispetto al nocciolo della domanda più ostica, comunque mantenendo l’affabilità del buon padrone di casa comune.
“La mattina – prosegue – so quando entro e non so quando esco (Ndr dal palazzo di città)”.
Alla domanda “ritiene di essere stato il sindaco giusto per Ribera in questi 10 anni?” posta da Barbara, che lo scruta coi grandi occhioni blu, Carmelo risponde che dovrebbero essere semmai i cittadini a valutare il suo operato ed ammette però, in un accesso di umiltà mista ad orgoglio (per avere rappresentato la città per 10 anni e mezzo consecutivi, secondo soltanto all’ex sindaco Santo Tortorici):
“Sicuramente ho commesso tanti errori, ma non mi rimprovero nulla. Il Sindaco è sempre in azione”, anche con i TSO la sera tardi, apprendiamo.
Altri temi hanno riguardato l’emergenza covid e la sua gestione a livello locale con le seguenti osservazioni: “Ribera è balzata agli onori della cronaca per la sua ordinanza che obbligava i cittadini ad uscire in ordine alfabetico durante i giorni della settimana anche per le primarie necessità.
Dalla fine del lockdown si è passati al “liberi tutti” e controlli in alcuni casi del tutto inesistenti, rispetto ad esempio agli assembramenti sul lungomare di Seccagrande. Perché si è passati da un eccesso ad un altro?” – questo il senso di alcune domande impegnative rivolte al sindaco dalla nostra brava intervistatrice.
Domani su sicanianews la seconda parte dell’intervista anche sulla questione della vendita dei 34 lotti, ex 51…