“Le parole sono importanti” diceva Nanni Moretti in un noto film.
E noi aggiungiamo: anche le location scelte per la presentazione dei candidati sono importanti…
“Aristocratici” è stato il principale grimaldello in mano alla cordata Pace alle precedenti elezioni amministrative a Ribera per seminare dubbi nell’elettorato e gettare un’ombra sul modo di comunicare da parte del candidato Nené Mangiacavallo.
Al di là degli errori strategici commessi (di più prosaica ripartizione delle poltrone), la comunicazione è importante e le “menti” argute del comitato pro Pace avevano individuato per tempo un difetto, se così di può dire, nel modo di relazionarsi con il proprio elettorato. Al tempo delle comunicazione istantanea via social, dell’incipiente analfabetismo funzionale, la comunicazione diretta, immediata, semplice, senza tanti fronzoli, risulta più efficace.
I gusti personali possono propendere per un candidato piuttosto che per un altro, almeno dal punto di vista della profondità delle argomentazioni e della bella dialettica, però gli elettori restano sovrani. De gustibus...
Il candidato Matteo Ruvolo ha dichiarato di puntare “ad una squadra assessoriale di valore”, durante la presentazione della propria candidatura avvenuta a Borgo Bonsignore che, almeno a giudizio del direttore del corriere di Sciacca, da conferenza stampa si è tramutata in un’assemblea di sostenitori.
“Noi dobbiamo essere indifferenti alle parole di oggi, bisogna trovare le parole giuste…
chi parla male, pensa male” – prosegue Moretti nel suo monologo da film Palombella rossa.
Chi sono gli assessori di valore? Altri candidati presenteranno forse assessori di minor valore? Chi è l’uomo di valore? Per rispondere a questa domanda, bisogna scomodare nientedimeno che Aristotele. In Etica Nicomachea compare infatti la definizione di “uomo di valore” che sa scegliere l’attività conforme alla virtù e quindi la felicità.
Le parole sono importanti perché la nostra lingua è piena di riferimenti alla cultura classica e alla filosofia greca, specialmente quando il discorso è di natura politica: ricordate il concetto di “bene” comune di platoniana memoria onnipresente nella retorica politica?
Ruvolo punta “ad una squadra assessoriale di valore, di gente perbene, capace di guardare solo agli interessi della città. La mia giunta sarà di qualità, non sarò strumento di nessuno”.
Dopo la retorica degli uomini migliori, di qualità, in grado di traghettare la città di Ribera al di fuori dell’immobilismo perché “in questi anni l’amministrazione Pace ha galleggiato”, è arrivata, come meteora al chiaro di luna, la retorica dei giovani e per i giovani del candidato Francesco Montalbano: “Un sindaco per i giovani e con i giovani e un obiettivo: migliorare Ribera, a partire da loro.”
E’ questo il senso della sua presentazione tra i giovani sul lungomare Gagarin di Seccagrande. I giovani sono importanti, d’accordo. E la strategia di puntare su di loro può rivelarsi vincente, almeno se tra i giovani non rientrano quanti sono emigrati per lavoro fuori di Ribera. Eppure anche la fascia di età è importante, non vorrei che un ragazzo di 26 anni possa essere non annoverato tra l’elettorato di Montalbano, perché fuori delle fascia di competenza 18-25 o già padre di figli.
E i “giovani d’esperienza” dove li mettiamo? In quale bacino di elettorato? Fuor di metafora e di critica, è vero che presentarsi tra i giovani restituisce un’immagine del candidato Montalbano meno barbosa, più alla mano, meno altezzosa, più easy per utilizzare un linguaggio tipicamente giovanile, più friendly. Dare spazio alle associazioni giovanili è meritorio, purché non lo si intenda come un modo per renderli protagonisti per un giorno o due, farli sentire importanti il tempo della festa o fiera paesana per restituirli, in tempi di normalità, nell’anonimato della mancanza di un mestiere effettivo. Non mancherà alla sensibilità e al buon senso del neo candidato di trovare le strategie migliori per instradare le energie giovanili nel verso giusto.
Perché un buon politico deve essere dotato della necessaria empatia, comprendere le esigenze e soprattutto le emozioni del proprio elettorato. Intelligenza emotiva o emozionale (Goleman) è l’ingrediente giusto che fa la differenza tra uno studente svogliato e un secchione: il primo non ha molta voglia di studiare, a mala pena raggiunge la sufficienza, ma, a differenza del secondo, dal punto di vista relazionale, è un mago della socialità, si integra perfettamente nei vari gruppetti, è ricercato dagli altri, sa essere di compagnia, e pur avendo un QI (quoziente intellettivo) inferiore al secondo (il secchione) alla lunga riscuote maggiore successo in carriera, specialmente politica.
Campione di Intelligenza emotiva è certamente il nostro attuale Sindaco Carmelo Pace, alla mano, socievole, che, rispetto ai primi tempi in cui peccava un po’ di impulsività, ha maturato un controllo delle emozioni proprie e altrui, sapendo, soprattutto davanti la telecamera, alla maniera ciceroniana, docere o probare, delectare, ma soprattutto movere o flectere: coinvolgere emotivamente l’ascoltatore, suscitando via via ira, entusiasmo, commozione, pietà.
Commuovere gli animi degli ascoltatori è la differenza tra un politico vincente e di successo, quale è il genio emotivo di Pace, cui dovrebbero prendere esempio gli attuali candidati alla poltrona di primo cittadino.
Per quanto la nostra redazione possa preferire, tra i vari candidati, chi argomenta con logica stringente e raziocino le proprie tesi, quindi l’aspetto dell’oratoria ciceroniana relativo al docere o probare, siamo convinti che abbiano più peso al giorno d’oggi, per incamerare maggiori consensi, le altre due componenti del dilettare il proprio uditorio, possibilmente con un drink in mano, al chiaro di luna o al tramonto romantico in riva di mare, e di coinvolgere emotivamente i propri concittadini. Giovani, non giovani o giovani d’esperienza. Attendiamo le mosse di Alfedo Mulè, dalla parte delle forze produttive della città di Ribera, o del quarto candidato scelto tra Cinquestelle Articolo 1 e PD, per giudicare della bontà delle scelte in fatto di buona comunicazione e di presentazione “empatica” al proprio elettorato.
Al momento siamo ancorati alla retorica degli “aristocratici, degli uomini di valore”, dei “giovani”, possibilmente d’esperienza per giudicare della bontà delle proposte, alla retorica delle forze produttive e dei campioni d’empatia.