Il Ponte Verdura e i collegamenti della Sicilia Sud Occidentale. Analisi della disfatta della società occidentale-agrigentina.

L’EDITORIALE

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ponte4Da tempi non sospetti, in diverse circostanze, s’è discusso sulla viabilità di questa nostra parte della Sicilia, abbandonata a se stessa, vituperata, offesa, ed altro si potrebbe ancora aggiungere.

Come sempre, se non succede l’irreparabile, se non v’è la platealità dell’accaduto, tutto scorre normalmente, sempre se si utilizza il normale quale paradosso dell’effimero.

Vi fu un tempo, dove si trovò la grande genialità della costruzione di un fantastico ponte, il quale collegasse la Sicilia al resto del mondo “civilizzato” continentale: un collegamento che avrebbe risolto i grandi problemi dell’isolamento economico-sociale, un toccasana per gli abitanti isolani. Ovviamente tutte frottole, opera propagandistica e forziere di pochi privilegiati, nonché inutili riflettori per chi millantava tale soluzione. Onestamente, opera del tutto inutile, non in sé ma confrontandola coi problemi reali della popolazione.

ponte2Il crollo di un piccolo ponte, mette in serio allarme mezza provincia. Forse, non molti politici si sono accorti che la nostra provincia, forse l’unica sprovvista di ferrovia, ha un solo asse di grande comunicazione: la SS 115 (E931) , la Sud Occidentale Sicula, che collega Trapani a Siracusa. Ma badiamo bene: non tutto il tratto è lo stesso. Infatti, solo tra Sciacca a Porto Empedocle si ha un’unica via principale: le alternative sono le piccole vie di comunicazione locali, rimasugli di vecchie strade, malfatte, quasi “trazzere campestri”, sconnesse e spesso diroccate. Per correttezza, si deve dire che anche altre zone sono malmesse, ma non crediamo come le nostre!

Non ci si deve quindi stupire quando si parla della provincia agrigentina come il fanalino di coda in moltissime delle statistiche nazionali. Basta solo fermarsi un minutino, osservare il nostro tenore di vita, la scarsità dei rapporti interpersonali, la difficoltà a spostarsi, la difficoltà a comunicare, il profondo degrado socio-economico che vede nel disagio giovanile un allarmante campanello d’allarme. E si potrebbe continuare.

Basta dunque un niente, ma forse era pure in conto, per sfiorare la tragedia. E badiamo bene., la tragedia non è solo quando ci son vittime, quando c’è il sensazionalismo della catastrofe. Lì, per carità, interviene anche la considerazione umana, la profonda pietà ed il dolore dei congiunti: un incidente stradale, un disastro. Fatti clamorosi, che vedono al popolazione stringersi intorno agli sfortunati che il caso ha voluto coinvolgere. In quei fatti, forse è meglio non proferire parole, ma stringersi nel silenzio. Qui no. Qui bisogna gridare.

Gridare forse è l’unico termine adatto ad indicare la rassegnazione angosciata della popolazione, impotente e abbandonata da chi dovrebbe rappresentarla. Ma osserviamo bene che, anche se non v’è stata la tragedia, e di questo ne siamo rasserenati, altra tragedia incombe: quella economica e relazionale.

Percorso alternativo: dalla SS 115, viaggiando da Agrigento verso Sciacca, si esce a Borgo Bonsignore di Ribera sulla SP 57 per Calamonaci, SS 386, per Villafranca Sicula e con la SP 47 sino al bivio di Sant’Anna di Caltabellotta, per proseguire poi per la SP 88 (Piano Monaco), per la SP 36 e arrivare al bivio di Verdura. Percorso inverso per chi viaggia da Sciacca verso Agrigento.
Percorso alternativo: dalla SS 115, viaggiando da Agrigento verso Sciacca, si esce a Borgo Bonsignore di Ribera sulla SP 57 per Calamonaci, SS 386, per Villafranca Sicula e con la SP 47 sino al bivio di Sant’Anna di Caltabellotta, per proseguire poi per la SP 88 (Piano Monaco), per la SP 36 e arrivare al bivio di Verdura. Percorso inverso per chi viaggia da Sciacca verso Agrigento.

La proposta ANAS, in accordo con la Prefettura (UTG) di Agrigento, e le istituzioni interessate (Comuni di Ribera, Villafranca Sicula, Burgio, Caltabellotta) ha individuato un percorso alternativo per veicoli leggeri, interdicendo il traffico ai veicoli superiori a 3,5 Ton (da Agrigento dovranno percorrere la SS 189, arrivare a Palermo, e scegliere l’autostrada A29 o la SS 624, e sono solamente 233 Km!), ovviamente l’unica possibile. Da Ribera a Sciacca, sono adesso solo circa 50 Km, percorribili in un’oretta, più o meno.

Quali e quanti i disagi? Innumerevoli. Per tanti motivi. Certo, la distanza è una cosa, ma il problema maggiore è la condizione delle strade, ed il volume del traffico: sono infatti strade secondarie, in tutti i sensi, che non permettono velocità normali, e che non possono sostenere un volume elevato. A distanza di due giorni, già si vedono le prime crepe, le accentuazioni di quelle preesistenti, nuovi avvallamenti. E non è ancora piovuto. Con l’arrivo dell’acqua piovana, si rimarrà certamente isolati, raggiungibili con l’elicottero.

I disagi, dunque, sono tanti. Si potrebbe iniziare coi pendolari, i quali per motivi di lavoro o di studio si spostano a Sciacca, nel trapanese o nel palermitano. In senso opposto, abbiamo la zona saccense che è interessata a spostamenti verso il capoluogo di provincia od oltre. Per non parlare della popolazione che abita l’entroterra.

Possiamo far riferimento anche all’aspetto sanitario: il depotenziamento progressivo dell’ospedale riberese, data la vicinanza con quello di Sciacca, diventa un anacronismo. Ora il riferimento è divenuto l’ospedale di Agrigento (circa 60 Km, una buona ora senza traffico). Ovviamente conviene non ammalarsi, e non avere bisogno di pronta assistenza.

VerduraAltro grave problema, forse ancora più serio del precedente, riguarda l’agricoltura. E’ proprio questo il periodo di maggior produzione delle arance, dei lavori in campagna per la preparazione della produzione estiva. Di fatto, il territorio risulta diviso.

Con un po’ di cinismo, che in questo caso proprio ci vuole, fa piacere il trovarci nel vivo della campagna elettorale. Per il rinnovo del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, i big della politica dovranno spostarsi da un luogo all’altro della provincia. Forse, e diciamo solo forse, potranno assaporare con gusto il piacere di trovarsi nel traffico, snervati dall’attesa in fila, dall’asfalto sconnesso e rumoreggiante. Forse, ma anche qui si sottolinea il forse, capiranno in che condizioni ci si trova in questo lembo di territorio abbandonato e dimenticato.

Peccato che la storia non insegni: i Romani capirono subito che il mezzo principale per la conquista era la mobilità: costruirono strade e sistemi di comunicazione. Peccato che i nostri politici forse, e diciamo solo forse, non abbiano avuto l’opportunità di studiare tale periodo storico.

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