“Là dove si posano le coccinelle” è il primo libro scritto dal maestro Franco Vito Gaiezza, palermitano ma da anni residente a Ribera, dove lavora come insegnante di musica presso il conservatorio di studi musicali Toscanini di Ribera.
È un racconto breve che descrive la storia d’amore tra un giovane allievo di 22 anni e la sua insegnante di piano ottantenne. Vito, a ragione, parla di amore e non di semplice relazione, perché i due, attraverso il linguaggio della musica, scoprono anche il linguaggio del cuore. È la musica ad accompagnare l’intero racconto, grazie al cd allegato in cui le musiche citate nel libro sono suonate dallo stesso Gaiezza.
Si può quindi definire un racconto musicale, addirittura plurisensoriale, perché si ascolta con le orecchie, si legge con gli occhi e si sente con il cuore. Ci si chiede quanto vi sia di strettamente autobiografico inerente la vita del maestro Gaiezza, certo è che vi traspare la sua concezione di vita, fatta di autenticità, di riscoperta del contatto con la natura e la sua visione di condurre un’esistenza che lasci il segno, anche se non in maniera clamorosa.
Nella vita infatti tutti noi cerchiamo un posto speciale. Che sia nel cuore di qualcuno o il coronamento di un sogno: vogliamo uscire da quella zona grigia di mediocrità ed essere al massimo delle nostre capacità e poi superarle per far cantare la nostra anima. Questo posto, come cita il titolo del libro, è proprio là dove si posano le coccinelle. Le coccinelle da sempre sono considerate portafortuna, specialmente se si posano su di noi. Se si posassero sulla nostra anima allora potremmo conservare per sempre quello stato di grazia che simboleggia la coccinella.
Vito Gaiezza nel libro descrive bene questo stato di grazia: riscoprire la nostra anima, ritrovare in noi la purezza, la semplicità, lo stupore dell’infanzia. Riscoprire la natura e i suoi bellissimi paesaggi, in questo caso le meravigliose spiagge del territorio di Ribera. A tal proposito, è commovente la storia che l’autore inventa sull’origine di pietre cadute: sono le lacrime di un ciclope versate per il suo amore perduto e trasformate in pietre. Per l’artista bisogna guardare tutto come se fosse la prima volta. Fare musica è fare anima e quasi non si distingue dall’amore che supera le convenzioni, la differenza di età che esiste tra i protagonisti del racconto, perché le anime s’incontrano ancor prima dei corpi e non badano ai pregiudizi umani. Nonostante il linguaggio per certi versi “crudo” è un libro quasi mistico, un invito al viaggio più emozionante della nostra vita: dentro la nostra anima, di quello che realmente vuole e dentro l’anima delle cose e delle persone che amiamo fino al punto da riuscire a guardare tutto con occhi nuovi per tralasciare gli automatismi che spesso la società ci impone. È un invito a scoprire dove, dentro di noi, si posano le coccinelle, e se quello che facciamo sarà fatto con tutta la nostra anima, anche noi potremmo scoprirlo.
Mirella Ciliberto