“La passione di Cristo” tra Arte Letteratura e Fede

Nel 2004 usciva nelle sale cinematografiche “La passione di Cristo” del regista Mel Gibson, suscitando scandalo e scalpore. Non nuova l’idea del film e nemmeno tanto originale la sceneggiatura, come dimostreremo attingendo ad esempi tratti dalla letteratura.

voltoL’iconografia dominante della Passione di Cristo ci ha abituati alla visione del corpo di Gesù Cristo sì provato da profonde ferite, dal cui volto promana pur sempre un’aura di luminosità e una bellezza ineffabili. Nell’immaginario collettivo, prima dell’uscita nelle sale cinematografiche del film “La passione di Cristo”, si era probabilmente sedimentata l’idea che la bellezza sul volto del Cristo fosse qualcosa di incorruttibile, anche tra le più atroci torture. Già prima dell’esperimento del regista americano, il film di Pier Paolo Pasolini “Il vangelo secondo Matteo” del 1964, sorprese il pubblico del Festival di Venezia per la crudezza e l’onestà con cui veniva raccontata la storia di Cristo, dall’Annunciazione al Martirio.
Prima ancora del film di Gibson, l’idea della rappresentazione cruda e priva di poesia del corpo martoriato di Cristo era stata discussa da Dostoevskij nel suo romanzo “L’Idiota” del 1867, dove in un passo viene descritto l’insolito quadro di un artista:

Nel quadro di Rogozin di bellezza non ce n’è neanche l’ombra, c’è solo il cadavere di un uomo che ha subito indescrivibili torture prima di finire sulla croce. È stato ferito, battuto dalle guardie, percosso dal popolo mentre portava la croce sulle spalle, è caduto sotto il peso della croce e ha subito per sei ore il supplizio sulla croce”.

cristodeposizioneIl quadro raffigura il corpo del Cristo appena deposto dalla croce, secondo la descrizione che ne fa Ippolit, uno dei personaggi del romanzo, il quale prosegue il suo commento al quadro, ipotizzando finanche le reazioni emotive suscitate da quella visione sulle persone che, allora, furono presenti alla deposizione:
“Le persone che circondano il morto, che non appaiono nel quadro, quella sera dovevano essere in un terribile stato di ansia e turbamento che aveva distrutto tutte le loro speranze e la loro fede in un colpo solo”.

Dal punto di chi assiste a questa scena, è come se noi, osservando i segni del supplizio sul corpo del Cristo, ci immedesimassimo nelle stessa situazione emotiva degli spettatori che, in quel tempo e in quel preciso luogo, circondavano il morto: formiamo, al cinema, un vero e proprio pubblico che osserva la scena, ognuno dal proprio punto di vista.
Gli effetti speciali in un film danno la sensazione di essere proprio presenti dentro le scene, in un modo che lo spettatore della “Passione di Cristo” è come se avesse assistito personalmente alle torture subite da Gesù, senza che dal suo corpo trasparisse alcuna bellezza spirituale, se non la sola sofferenza fisica. Gli effetti speciali hanno agito sul pubblico in sala al fine di generare, nei credenti, quello stesso effetto di turbamento che Ippolit aveva supposto insorgere in tutti quelli che assistettero alla scena della deposizione.

gibson“La passione di Cristo” di Mel Gibson, per il fatto di offrire questa particolare visione cruenta dei fatti, turba l’animo di noi credenti, ci pone nelle condizioni di rifiutare questa rappresentazione materialistica dei fatti, in nome di una visione alquanto diversa della Passione che guarda oltre la cronaca asciutta e priva di fede o speranza. Questo il motivo di tanto scalpore e scandalo suscitato da questo film in particolar modo in quei credenti, messi nelle condizioni di dovere scegliere se accettare o meno questa asettica ricostruzione dei fatti.

mariamaddalena
Monica Bellucci nel ruolo di Maria Maddalena

la_passione_di_cristo1aLa nostra impressione è che questo film, come i tanti distribuiti per fare cassetta, sia soltanto un prodotto di consumo, che non induce affatto alla riflessione, deliziando probabilmente l’occhio sadico di una fascia di consumatori adolescenti molto appetibile negli USA. Una volta fruito infatti non stimola ulteriori spunti di riflessione.

Ad uno sguardo critico, il film di Gibson appare come la lunga e monotona descrizione delle torture patite da Gesù Cristo che, sul piano dei significati trasmessi, non va oltre la sterile constatazione che “quell’uomo” ha sofferto e subito le cattiverie di altri uomini. Il film denota l’incapacità di sfruttare la capacità di sintesi offerta dalle arti figurative, tramite cui si selezionano alcuni momenti, i più significativi, e si condensano in poche essenziali immagini i molteplici significati che si vogliono trasmettere: è possibile rendere in un quadro, o in un’immagine, un intero pensiero.
croce2Basti da sola la visione del volto di Gesù Cristo, quale appare nel quadro descritto nel romanzo L’Idiota, sufficiente da sola a farci comprendere cosa è accaduto prima, lasciandoci tuttavia sgomenti circa la possibilità che quel martire sarebbe risorto poi:

passione
Dal suo viso traspare la sofferenza come se ancora soffrisse; […] questo viso è tumefatto dai colpi, gonfio, ricoperto di lividi terribili, sanguinanti, gli occhi sono spalancati, le pupille sono storte, il bianco degli occhi luccica di un riflesso cadaverico”.
Di fronte a questa visione la fede potrebbe vacillare sotto il peso di una realtà che si è impreparati a decifrare:

monica bellucciLo strano è che quando guardi quel corpo straziato, ti viene una domanda curiosa e particolare: se era quello il corpo che videro i suoi discepoli, soprattutto i suoi futuri apostoli, le donne che lo avevano seguito e assistito vicino alla croce, che credevano in lui e lo adoravano, come potevano essi credere, guardando un cadavere ridotto così, che quel martire sarebbe risorto?”

Che dire, grande letteratura al confronto di filmettini come questi pensati in un primo momento per essere originali, ma destinati poi a fare soldi puntando sulle emozioni del pubblico.

Davide Cufalo

Davide Cufalo

Direttore responsabile di SicaniaNews. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia, Momenti di vita locale, AgrigentoNotizie, Agrigentoweb e Palermo24h. Visita il suo Blog.

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