Il magistrato Salvatore Vella a Ribera per discutere l’argomento molto attuale della violenza e del bullismo a scuola rivolgendosi ad una platea di educatori/insegnanti molto interessati al punto di commentare alcuni dei punti salienti affrontati dal magistrato ospite dell’istituto comprensivo “F. Crispi”, durante l’incontro-dibattito “Bulli…no!” che si è svolto sabato mattina nel plesso di scuola secondaria di I grado sito in via Mosca. “L’incontro – spiega la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo “F. Crispi” Mariangela Croce – si inquadra in una serie di iniziative finalizzare alla promozione del benessere degli alunni e alla prevenzione di comportamenti di prepotenza e di vittimismo tra adolescenti”.
Mugolii di biasimo si sono avvertiti tra i presenti quando il magistrato Vella ha letto alcuni passaggi di una lettera mal scritta da parte di una dirigente scolastica inviata agli organi inquirenti per segnalare, in un modo del tutto particolare pieno di sottintesi e soltanto dopo esservi stata costretta, le violenze sessuali subite da una ragazza minorenne a scuola da parte di un insegnante di educazione fisica. Come è possibile? Si chiedono tutti come l’educatore, anziché accompagnare i ragazzi nel loro percorso di crescita, arrivi al punto di rappresentare un modello del tutto negativo con il suo comportamento licenzioso e illegale, peraltro “coperto” per qualche tempo dal comportamento omissivo della dirigente scolastica?
Invece, come è ovvio, non appena un dirigente scolastico viene a conoscenza di un fatto di una tale gravità ha l’obbligo di segnalarlo ai Carabinieri, senza dovere interpretare il ruolo dell’investigatore privato che non gli compete – ha chiarito Vella.
Le sanzioni esistono e vanno applicate all’occorrenza, ha sostenuto il magistrato, poiché non c’è altro modo per ricondurre il comportamento umano nei limiti della correttezza e della legalità. Ciò per la naturale tendenza a sopraffare il prossimo che caratterizza ad esempio la personalità dei bulli a scuola. L’istituzione e lo stato nascono per superare lo stato di natura hobbesiano, caratterizzato da continui soprusi, in direzione dello stato di diritto e della civiltà.
La chiarezza delle regole, che valgono per tutti senza discriminare il figlio dell’operaio rispetto al figlio del professionista, è tutto: sin dapprincipio gli insegnanti chiariscono sia agli alunni, sia alle famiglie, quelle che sono le regole da rispettare a scuola in un’ottica di trasparenza. “Dichiarazione d’intenti” la chiama Salvatore Vella, in realtà il “patto o contratto formativo”, che è la stessa cosa, esiste già – precisa la dirigente Croce.
Agli educatori compete la valutazione discrezionale se un comportamento o atteggiamento violento rappresenta un caso sporadico in un adolescente oppure è ricorrente e va in ogni modo tenuto in considerazione e, se del caso, punito con le normali sanzioni di taglio educativo già in vigore a scuola. Le sanzioni vanno applicate quando ce n’è di bisogno e non ci si può girare dall’altra parte, facendo finta di non sapere.
Il compito dell’educatore oggi è quanto mai complesso, bisogna soppesare caso e per caso e sapersi relazionare con gli altri colleghi per capire le azioni più opportune da intraprendere. Trattandosi di una relazione educativa di tipo particolare, quale quella insegnante-alunno, non possono esserci regole predefinite, ma un certo grado di discrezionalità rappresenta l’arte dell’insegnamento, così come il ruolo dei genitori non può in alcun modo interferire con l’azione educativa a scuola. Gli ambiti, scuola e famiglia, sono separati ed è giusto che rimangono tali. Per un “bullo” non si può compromettere il resto e l’armonia dell’intero gruppo classe, quindi il consiglio del magistrato Vella è quello di intervenire duramente contro il bullo, qualora si renda responsabile di comportamenti prevaricatori in danno di soggetti più deboli, perché più sensibili di altri coetanei.
Per la sua esperienza di magistrato, Vella osserva come il comportamento dei bulletti a scuola, che compiono atti di violenza e prevaricazione, anche verbale, contro i soggetti “più deboli”, emuli per certi versi il codice di comportamento omertoso mafioso vigente in certi ambiti della società. Il bullo cioè si comporta come il mafiosetto di paese, vuole comandare e imporre ad altri la propria volontà anche con l’uso della violenza. Tanti e diversi i temi affrontati nel corso dell’incontro dibattito di ieri, di ampio respiro sociologico ma di taglio anche pratico, con concreti suggerimenti sulle azioni che è possibile attuare contro i comportamenti fuori delle regole.
E contro il cyberbullismo, quella forma di bullismo che si compie sui e grazie ai social network, cosa può fare un insegnante? – è stata la domanda di una docente. La risposta di Vella è stata chiara: se ne viene a conoscenza deve segnalarlo senza alcun dubbio alle autorità, fermo restando che un insegnante non può in alcun modo ritenersi responsabile di ciò che avviene in altri ambiti, al di fuori del contesto scolastico.
Tanti i temi aperti, che verranno ripresi e sviluppati nei successivi incontri previsti anche con gli alunni delle classi 1^, 2^, 3^ delle scuole secondarie di I°, nei giorni 8-9 e 11 Marzo alle ore 9.00. Tra gli ospiti invitati nei futuri incontri, oltre al magistrato Salvatore Vella che ha assicurato la sua presenza, anche il dott. Rosario Di Gioia e il dott. Filippo Lo Presti (entrambi del Tribunale di Sciacca) e il Tenente Elpidio Balsamo della Tenenza dei Carabinieri di Ribera.