Revisori enti locali, in attesa che la Sicilia recepisca la normativa nazionale: Presidente Crocetta e ARS, affrettiamoci a recepire la normativa!

 

Quella dei revisori dei conti negli enti locali, è una vicenda che ormai va vanti da parecchio tempo. Con l’introduzione della normativa nazionale, seppur imperfetta su certi profili (leggasi il comunicato stampa a tergo del  La Giunta nazionale dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili), s’è voluto superare un grave ostacolo operativo, ovvero quello del controllore eletto politicamente dal controllato. Infatti, la pregressa normativa, ma vigente ancora in Sicilia, demanda al Consiglio comunale l’elezione dei revisori e, come tutti sappiamo, tale elezione è frutto di accordi politici, fine a se stessi. Si mormora che in tal modo, il revisore non è stato libero nella sua opera, o almeno in parte. Il risultato, è la disastrosa situazione dei comuni, che spesso si son visti avallare la qualsiasi, senza aver un riscontro oggettivo da parte dei revisori, i quali oltre al controllo, dovrebbero suggerire e fungere da supporto all’azione amministrativa. Non che i revisori siano stati obbligati, o impediti nel loro lavoro, ma come si sa, a caval donato… sono stati spesso accondiscendenti. Questo è quanto si dice, ma in realtà non è certo che le cose siano andate così.

Altro lato oscuro, è che il valzer dei revisori è sempre lo stesso: c’è un bel giro, che gira attorno alla politica, sono sempre i soliti nomi, e precludono l’accesso a tutti gli altri.

Con la normativa nazionale, si avrà un sorteggio su base regionale: il revisore nominato, questa volta è realmente indipendente, e può svolgere il suo compito senza dover dire grazie a chi lo ha nominato. Ad esempio, un revisore di Ribera è nominato al Comune di Pachino… potrebbe solo essere una pura fatalità  il fatto di conoscere gli amministratori del posto.

Comunicato stampa UNGDCEC – Revisori Enti Locali

 SUI REVISORI DEGLI ENTI LOCALI URGONO CORRETTIVI DEL LEGISLATORE E RAVVEDIMENTI DEL MINISTERO DELL’INTERNO

 I gravi ed inaccettabili disagi vissuti in questi giorni dai liberi professionisti che svolgono, o intendono svolgere, la funzione di revisore negli enti locali sono figli di una disciplina che, pur partendo da finalità lodevoli, è stata rovinata da scelte sbagliate da parte del legislatore prima e vere e proprie forzature da parte del Ministero dell’Interno poi.

Male quindi non soltanto la gestione della disciplina transitoria per la prima istituzione del registro fino al 28 febbraio 2013, ma anche molti punti della disciplina a regime.

Per l’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, la scelta sbagliata su cui il legislatore deve ritornare è quella della discriminazione sulla base della mera anzianità di iscrizione all’Albo o al registro dei revisori legali, in quanto principio antimeritocratico per eccellenza, privo di qualsivoglia pregnanza rispetto a logiche di specializzazione professionale e tanto più inaccettabile perché determina un oggettivo allontanamento dei giovani professionisti da un importante sbocco professionale, in totale dispregio alle logiche di avvicinamento dei medesimi ai mercati professionali che vengono invece sempre sbandierate come giustificazione di interventi di riforma delle professioni ordinistiche.

Due sono invece le scelte sbagliate che i giovani commercialisti imputano al Ministero dell’Interno: quello relativo alla disciplina transitoria (non si può prevedere retroattivamente, sul triennio 2009 -2011, un obbligo di formazione specialistica che all’epoca non sussisteva e tanto meno si può arrivare all’assurdo di non prevedere nemmeno che, chi ha ricoperto nel medesimo periodo incarichi di revisione negli enti locali, si consideri già solo per questo qualificato ai fini della prima iscrizione nel registro, in attesa dell’entrata in vigore della disciplina a regime) e quello relativo alla modalità di gestione della formazione specialistica (troppo ed inutilmente invasivo il ruolo che il Ministero ha voluto ritagliarsi, con conseguente appesantimento delle procedure, dilatazione dei tempi e rischi di black out burocratici, oltre a evidenti aggravi dell’attività dei suoi uffici, con inevitabile corollario di costi impliciti ed espliciti per la collettività).

Ad esse, secondo la Giunta nazionale dell’Unione, si assomma la vera e propria forzatura rappresentata dall’immotivata introduzione di ulteriori paletti non previsti a livello normativo che rendono sempre più piramidale e “nonnistica” (e, in quanto tale, sempre più distante dai giovani) l’attività di revisore negli enti locali: il Ministero dell’Interno ha infatti di propria iniziativa previsto che, per poter essere sorteggiati nei Comuni di medie e grandi dimensioni o nelle Province, sia necessario possedere anche il requisito del previo espletamento di incarichi di revisione in altri enti locali.

Il risultato complessivo sono le ingiustizie e, in alcuni casi, le vere e proprie assurdità che si sono consumate in questa fase transitoria di prima formazione del registro, ma più ancora l’ingiustificata e assurda vischiosità nell’attribuzione degli incarichi, a favore di chi già c’è e a tutto danno dei giovani, quale che sia l’eccellente livello di formazione specialistica da essi conseguito.

L’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, per quanto di propria competenza continuerà in ogni opportuna sede a battersi perché il legislatore elimini il requisito della mera anzianità e il Ministero dell’Interno si ravveda sulle altre problematiche che discendono direttamente da quanto stabilito nel suo infelice decreto, a cominciare da una disciplina transitoria che, in sede di prima istituzione del registro, deve consentire l’iscrizione a tutti coloro che, nella previgente disciplina, sarebbero risultati in astratto nominabili.

Roma 11/12/2012

La Giunta nazionale dell’Unione Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili

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