Cade abbondante l’acqua dal cielo e si contano ancora una volta i danni per l’agricoltura. Ogni anno lo stesso copione, piove abbondante e i fiumi esondano. Il fenomeno pioggia è disastroso soprattutto perché gli argini dei fiumi sono in alcuni punti inesistenti e manca la pulizia degli alvei da fango e detriti trascinati dalle acque. Alcuni agrumeti in prossimità del fiume Verdura sono rimasti sott’acqua a seguito della bomba d’acqua di giovedì scorso. Produzione compromessa e sopravvivenza degli alberi a rischio. Lo stesso vale per i terreni intorno al fiume Platani, dalla portata ben più consistente e devastante quando esonda.
Perché non si fa qualcosa? Il vecchio detto “prevenire è meglio” che contare poi i danni è disatteso. Da chi? Dal genio civile cui compete la manutenzione dei letti e degli argini dei fiumi?
Quelli del genio civile hanno fatto quanto richiede il buon senso prima, nella stagione estiva, per prevenire le esondazioni autunnali e invernali? Sembrerebbe di no, a meno di smentite, valutando gli effetti e le conseguenze dell’ultima pioggia di giovedì.
Ogni anno l’agricoltura è messa in ginocchio più dall’imperizia umana e dall’inefficienza di questa classe politica che non dagli eventi metereologici i cui effetti sono ampiamente prevedibili. In autunno e d’inverno piove, non è sempre un evento imprevedibile. A rendere calamitoso il fenomeno pioggia è soltanto l’imperizia umana. In piccoli contesti cittadini, come nel centro urbano di Ribera, si riescono a contenere i danni delle piogge abbondanti per quanto possibile, invece, sui fiumi Platani, Verdura e Magazzolo che costeggiano il territorio di produzione dell’arancia di Ribera, unico agrume DOP riconosciuto al mondo, si stenta ad intervenire. Perché?
Forse il genio civile non ha le necessarie risorse umane e di mezzi per fare quanto è nelle sue competenze? E allora perché non stanziare più risorse e mezzi per metterlo nelle condizioni di lavorare e di intervenire sui letti dei fiumi con la manutenzione ordinaria, prima che sia troppo tardi?
Perché non accogliere ad esempio la buona proposta del Comitato Spontaneo Agricoltori di Ribera di affidare ulteriori competenze e mansioni ai consorzi di Bonifica, quali la gestione diretta degli invasi, la manutenzione delle strade interpoderali, la manutenzione dei valloni e dei canali di scarico, la pulitura degli alvei e degli argini dei fiumi e la sistemazione dei letti dei fiumi e delle strade?
Senza tema di smentita possiamo riconoscere come la nostra classe politica agrigentina abbia disatteso le attese degli agricoltori, perché avrebbe dovuto pretendere servizi efficienti da enti pubblici e privati. Ed ecco che abbiamo strade rurali fatiscenti con rischio per la stessa incolumità dei contadini, peraltro, la SS115, unica importante arteria di collegamento nella Sicilia sud occidentale, è costellata di fiori e di croci segni di ripetuti incidenti mortali. I servizi dove sono, a fronte di IMU e vari balzelli che gravano sugli agricoltori?
Un territorio e un settore primario d’attività, come l’agricoltura, sempre più impoveriti dall’inefficienza di alcune istituzioni e dall’egoismo di una classe politica che ha pensato soltanto a se stessa, a piazzare parenti, amici in enti anche privati di dubbia utilità, spesso senza alcun controllo lasciati a se stessi, vuoi per mancanza di risorse, vuoi per errata ripartizione delle mansioni. Ed ecco che ora si chiede lo stato di calamità, ogni anno si contano i danni subiti dalle aziende agricole, ma poi non ci sono soldi per risarcirle.
La messinscena della politica è servita sul piatto d’argento delle promesse non mantenute.
Editoriale di Davide Cufalo