A circa otto mesi dall’ultima tornata elettorale, che ha incoronato sindaco Pace, sono riconoscibili almeno tre linee di faglia in seno al Consiglio comunale di Ribera. Le faglie sono in continuo movimento, con sviluppi impensabili fino a poco tempo fa e imprevedibili nel futuro.
Nell’ambito della maggioranza, l’appoggio consiliare incondizionato a Pace dei primi tempi va differenziandosi, assumendo le forme della critica costruttiva o dell’appoggio condizionato. I più astuti, nel blocco di maggioranza, non hanno perso tempo a proclamarsi indipendenti ma fedeli nei punti programmatici. In Sicilia Democratica, oggi Futura, ci sono stati segnali di dissenso rispetto a certe scelte. Francesco Montalbano ha interpretato al meglio il proprio ruolo di
consigliere critico, in senso buono, ma fedele, dichiarando di leggere le carte: “Sto nella maggioranza ma leggo anche le carte ”, significa forse che gli altri consiglieri comunali non leggono le carte?
Al di là dei consiglieri che si dichiarano indipendenti rispetto alla lista o coalizione di appartenenza, sono le rotture o le defezioni di alcuni consiglieri comunali, rispetto ai loro (ex?) leader di riferimento, il dato politico più eclatante del contesto riberese. Il fenomeno, ovvero la ricerca di propri spazi e autonomia, riguarda prevalentemente il fronte dei consiglieri prima schierati apertamente con il candidato a sindaco sconfitto, Nenè Mangiacavallo. L’altro grande alleato del fronte alternativo a Pace, l’avvocato Giovanni D’Azzo, ha disertato l’ultima conferenza stampa indetta da Mangiacavallo e Ruvolo.
Qualcosa dunque si muove se Benedetto Vassallo, primo alleato di Mangiacavallo dal palco dei comizi elettorali, rompe con il recente passato e insieme a Fabio D’Azzo e Liborio D’anna chiedono al Sindaco, in una nota congiunta, di far valere il proprio ruolo nei rapporti con la Sogeir, di fronte al rischio di interruzione del servizio di raccolta dei rifiuti.
Compatti, nel fronte costituito da Mangiacavallo e dal senatore Giuseppe Ruvolo, sono rimasti finora cinque consiglieri: Emanuele Li Voti, Claudia Lupo, Margherita Farruggia, Federica Mulè e Gioacchino Turano. Ma le defezioni o i distinguo sono dietro l’angolo sia nella maggioranza, sia nelle due minoranze consiliari, nella ricerca spasmodica di propri spazi. La critica a Mangiacavallo mossa da alcuni consiglieri, autoproclamatisi autonomi, è stata infatti, a loro dire, la mancanza di spazi di libero confronto e di partecipazione: i leader politici, su alcuni temi, non avrebbero accettato opinioni diverse dalle loro. Il rischio avvertito di diventare casse di risonanza di idee altrui o di vivere di luce riflessa accanto a leader, tanto capaci quanto ingombranti, li avrebbe messi in secondo piano, stroncando ambizioni di carriera politica. Anche Freud sviluppò la propria psicoanalisi troncando con l’insegnamento paterno del divieto di idolatrare immagini.
È comunque improprio parlare di parricidio politico dal momento che, in fondo, i consiglieri eletti nel fronte alternativo a Pace appartengono a liste autonome (Pd, Udc- il Ponte, Ribera Svolta), rispetto alle liste degli onorevoli quali Ama la tua città, dell’on. Ruvolo, o Amici di Nenè Mangicavallo. Un consigliere comunale dovrebbe rappresentare gli interessi dell’intera popolazione, non tanto i leader politici del passato che li hanno sostenuti. Passato, quale passato?
Significa forse che i leader hanno perso lo smalto d’un tempo oppure che non sono riconosciuti più come tali da quei consiglieri che cercano spazi di autonomia, senza intermediari. Ammesso che non abbiano altri soggetti che li manovrano, saranno questi consiglieri “disertori” all’altezza del loro compito?
Il consiglio comunale tripartito in tre anime o faglie distinte continua a muoversi, sempre che nel frattempo non intervenga un autentico terremoto politico a rimescolare carte, alleanze e minoranze. Noi come osservatori non possiamo che riconoscere la bontà di un sano confronto dialettico tra maggioranza e opposizione. Sempre meglio del consenso bulgaro ad un’unica e sola maggioranza dell’unico colore politico possibile.