“Non sono d’accordo con quello che dici ma darei la vita affinché tu possa dirlo”
[Evelyn Beatrice Hall]
Editoriale. Libere riflessioni politiche.
Più di 5 mesi sono passati dalla elezione del nuovo sindaco di Ribera, avv. Matteo Ruvolo.
Non siamo qui per fare bilanci o confronti, ma per capire come le strategie elettorali scelte possano rivelarsi, alla lunga, un boomerang. Con la sensazione che il vero vincitore sia chi medita le strategie sul lungo periodo. Chi vince non sempre vince, mentre chi perde può riabilitarsi dopo un po’ di tempo, sulla base di un giudizio critico o del sentimento diffuso (che non sempre è critico ma dettato da pathos).
Basta che gli ingranaggi della macchina comunale si inceppino e che le attese dell’elettorato non siano del tutto soddisfatte, ad esempio sul fronte della pulizia e del decoro urbano.
Ricordo, dopo l’esito elettorale, che l’uscente sindaco Carmelo Pace, ospite in una tv locale per spiegare le ragioni della sconfitta del proprio sindaco di coalizione, Alfredo Mulè, dichiarò ai microfoni: “ha vinto lo slogan Si Cambia” che io, Carmelo Pace, interpreto come una mia sconfitta personale, quindi un voto contro di me. La coalizione vincente ha bene interpretato la voglia di cambiamento nel popolo riberese e il verdetto finale ha sancito la censura del mio operato, almeno da parte di chi ha votato il sindaco Ruvolo.
Queste sono nostre libere interpretazioni del pensiero paciano che comunque hanno validi appigli nelle dichiarazioni pubbliche rese da Carmelo Pace.
La domanda da porsi ora è la seguente:
e se il cambiamento non avviene, che succede?
Come la penseranno quegli elettori che hanno votato in fiducia il nuovo candidato, attendendosi davvero novità e cambiamento?
Questo perché può rivelarsi un’arma a doppio taglio puntare su slogan di facile effetto “Si Cambia” o sui martellanti jingle elettorali “Inizio di una nuova era” del cantautore Jovanotti.
Un minimo di disincanto, di facile ironia e autoironia, può anche permeare l’elettore siciliano medio che, per storia ed esperienza, può anche non credere all’idea del cambiamento dall’oggi al domani. Abbiamo validi narratori della nostra terra che hanno osservato e raccontato, col necessario disincanto e scetticismo, ciò che, pur presentandosi sotto la veste del nuovo, non lo è affatto.
Non che non ci siano le migliori intenzioni di cambiare le cose in meglio, ma difficile fare accettare l’idea del cambiamento in una terra permeata di fatalismo dove, oltre al già citato “cambiare tutto per non cambiare niente”, ci ritroviamo a fare i conti anche con detti di saggezza popolare quali “munnu a statu e munnu è” oppure “Megghiu u’ tintu canusciutu ca u bonu a’ canusciri”.
Non mi fraintenda l’elettore convinto del cambiamento in buona fede. Il nuovo inquilino del Palazzo di Città è davvero convinto di potere cambiare in meglio le cose e il modo di amministrare la città di Ribera, non c’è ragione di dubitare della sua buona fede.
Però, tra il dire e il fare si frappongono diversi ostacoli, a livello di burocrazia e modus operandi.
Alcuni onesti cittadini hanno riferito alla nostra testata di essersi adoperati per la pulizia di alcune aree più degradate della città di Ribera, a causa dell’abbandono indiscriminato di rifiuti, mettendoci pazienza, amore per la propria città, ma anche investendo parte del proprio tempo (nei weekend), fatica, e rimettendoci denaro di tasca propria. Le domeniche ecologiche sono encomiabili, ma non sono una novità: sono state introdotte nell’era Pace (vedi articoli pubblicati in passato).
Detto questo, se il cambiamento non si verifica come è nelle attese, allora l’opposizione, la parte politica sconfitta può benissimo “Abbagnarici ‘u pani” nell’inefficienza riscontrata o nel disatteso cambiamento. Quindi bisogna darsi una scossa, in tempi di pandemia è certo tutto molto più difficile.
I cittadini chiedono risposte in tempi celeri e soprattutto le partite Iva hanno bisogno di lavorare per pagare tasse e bollette. In assenza di ciò, la rabbia monta verso chi amministra la cosa pubblica, ai diversi livelli, nazionale, regionale e locale.
Alla lunga, il vero vincitore può risultare chi è sconfitto dalle urne, proprio per il fatto di non doversi fare carico direttamente dei diversi problemi di questa “nuova Era” Covid.