“Ti tocca anche se ti tocchi”, invito alla lettura per i vivi…

Un’opera particolare che ti tocca, invita chi legge a riflettere sulla fine della vita. L’autore, Raimondo Moncada, ne ama discutere, con toni divertiti, per mettere alla berlina non tanto il mestiere del beccamorto, quanto soprattutto i vivi, compiaciuti dello spettacolo funereo al quale partecipano in prima persona, a volte commettendo gaffe clamorose. Per evitarle l’autore consiglia:
“Ai familiari di un defunto senza arti superiori non dire mai: dava una mano a tutti. È stato così buono che il Padreterno gli ha teso una mano. Io ero il braccio, lui la mente. Ci accoglieva a braccia aperte”.

Sfogliando le pagine del saggio satirico, organizzato in agili quadretti collegati dal filo conduttore del ‘trapasso’, o ‘scomparsa’, ‘perdita’, ‘sonno eterno’, ‘dipartita’ solo per citare alcuni eufemismi luttuosi, scopriamo che i decessi aumentano il P.I.L., le vendite dei giornali, di gossip e non solo, possono addirittura offrire lo spunto per macabri spettacoli, pensati per dar da bere agli assetati dei Paesi africani come ai terreni aridi attraverso i pianti abbondanti dei familiari affranti. I funerali – apprendiamo dal libello – sono insostituibili momenti istruttivi oltre che utili appuntamenti mondani. Ci puoi andare senza essere invitato, nessuno ti chiederà di esibire l’invito. Il beccamorto, organizzatore dello spettacolo, deve comunque essere sempre pronto e aggiornato su usi e costumi dei popoli, specialmente perché viviamo in una società multiculturale: ad esempio, in alcuni Paesi dell’Africa la morte è considerata non un evento doloroso, ma come occasione di gioia. Triste è il caso di un giovane spavaldo becchino del Nord, colpevole di aver scambiato per giocondi emigrati africani i componenti di una sanguinaria e apparentemente tranquilla famiglia mafiosa siciliana: egli ha programmato un mese di festeggiamenti, in luogo di una grave cerimonia luttuosa nel rispetto dei siculo mafiosi. Non l’avesse mai fatto! Non è quindi un mestiere per tutti, spiega l’autore a p. 18: “Il becchino oggigiorno deve saper utilizzare con uguale abilità la zappa e il computer, deve saper scavare la terra e amministrare un’azienda; […] deve avere la capacità di indirizzare le scelte funerarie sulle soluzioni più costose facendole passare per quelle migliori e più convenienti. Deve far credere che sta rispettando i clienti come se fossero suoi fratelli. Deve convincerli che è loro vicino e che ci sta pure rimettendo di tasca propria non recuperando neanche lespese vive”

Altrettanto importante è il packaging design, vale a dire l’involucro di legno scelto dai familiari per contenere la salma, perché “Un legno è per sempre” e bisogna dare l’idea agli altri di non lesinare sulle spese per il funerale. Al pari di un clown navigato che le pensa tutte in materia edilizia pur di stupirci, Moncada propone la genialata delle tombe a grattacielo pur di guadagnare spazio e profitti dal cimitero. Bersaglio della sua satira sono la dipendenza dalle statistiche (se le donne sono più longeve degli uomini allora qualcuno può desiderare di cambiare sesso pur di vivere di più), la paura, conseguente alla diffusione dell’aviaria, di venire a contatto con uccelli di ogni tipo, l’abuso di plastica e silicone da parte dei vivi per sentirsi meno morti: all’interno delle bare adesso trovi tette e culi di gomma, denti d’oro, etc. L’autore a volte denota qualche caduta di stile laddove indugia inutilmente su particolari sgradevoli, con un gusto per la necrofilia che sorprende, lasciando il lettore basìto dinanzi a descrizioni di gesti apotropaici più adatti ad un pubblico maschile e adulto. Qualche donna potrebbe insorgere leggendo di personaggi femminili nel ruolo di oggetti più che soggetti, oppure prendere il libro per quello che è: un divertente esercizio di satira che qualche volta fa riflettere, non spingendosi però mai oltre la descrizione, seppur grottesca, della società in cui viviamo e la riproposizione di stereotipi datati.

Raimondo Moncada è nato ad Agrigento nel ’67 ed è riberese d’adozione (da tre anni risiede nel Comune di Ribera). Egli ha lavorato come giornalista per le televisioni Primarete e Teleacras di Agrigento, Tv Europa di Canicattì, oltre a collaborare per il Giornale di Sicilia e altre testate. Nel tempo libero scrive opere teatrali, racconti, canzoni, poesie e saggi sia in italiano sia in siciliano, preferibilmente di taglio umoristico. Tra le opere teatrali di genere satirico, scritte in siciliano, ricordiamo “Odissea: Ulissi, i froci e ‘na troia” del 2003, che ha diretto e messo in scena, e la commedia satirica “Il peccato di Eva” del 2004. Dal saggio satirico “Ti tocca anche se ti tocchi” Moncada ha tratto ispirazione per scrivere la sceneggiatura del film “Babbaluci”, di cui è anche regista.
L’ultima opera teatrale da lui scritta è  “Romeo e Crocetta”, andata in scena giovedì 31 maggio 2012 nell’Auditorium dell’Istituto di contrada Calcarelle.

Articolo di Davide Cufalo, pubblicato nel 2009 sul settimanale Momenti di vita locale

Davide Cufalo

Davide Cufalo

Direttore responsabile di SicaniaNews. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia, Momenti di vita locale, AgrigentoNotizie, Agrigentoweb e Palermo24h. Visita il suo Blog.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.