La prudenza non è mai troppa.
“Nessuno è autorizzato a dire che il virus abbia esaurito la propria funzione, salvo portare prove ed evidenze scientifiche che ad oggi non sono state ancora prodotte…”
Lo afferma il medico pneumologo Nenè Mangiacavallo, già sottosegretario di Stato per la Sanità e presidente della Società Italiana contro le Malattie Polmonari, che abbiamo intervistato oggi con la preziosa collaborazione della prof.ssa Romina Di Martino.
Il principio di prudenza vale sempre, quello di rispettare basilari regole di civiltà ad esempio potrà evitarci spiacevoli brutte sorprese, ulteriori lockdown imposti dalle autorità, spiega nel corso dell’intervista il medico riberese più presente e attento alla divulgazione di notizie, anche sui social, in materia di pandemia e di protezione della collettività.
In periodo di lockdown, complice la segregazione auto-impostaci in casa, almeno per chi lavorava in modalità “smart”, tutti noi ci siamo documentati anche seguendo il dibattito e, perché no, anche i videomessaggi del nostro medico di fiducia.
Oggi 17 agosto 2020 la situazione, seppure sotto controllo relativo, può sempre sfuggirci di mano − ricorda Nenè − allora vale il detto:
“Cu si guardà bonu si truvà!”.
Abbiamo così cominciato l’intervista con Mangiacavallo che è stato prodigo di ampie risposte documentate e chiarimenti rispetto a tutti i nostri dubbi, incluso il dubbio più semplice dell’uomo della strada che ancora oggi fatica a comprendere la differenza tra un rischio di morte connesso con le complicanze di una influenza stagionale e quello di chi sviluppa una malattia da covid19. Seppure le immagini trasmesse in Tv e le migliaia di morti conteggiate come morti da covid19 sembrano inequivocabilmente confermare che qualcosa di epocale e tragico stia ancora accadendo in Italia come nel resto del mondo.
Abbiamo chiesto, in un’intervista fiume, cosa ci dicono i numeri, cosa non va bene nella gestione della pandemia ancora in corso, ad esempio a livello locale: tutti noi ricordiamo il passaggio dalla spesa in ordine alfabetico, spalmata sui diversi giorni della settimana, all’idea del quasi “liberi tutti” perché fu sdoganata l’idea che covid qui da noi non ce n’era. Cosa è cambiato da allora, possiamo stare tranquilli, come dicono alcuni, che il virus sia diventato più “buono”, nel senso di meno virulento?
«Sto seguendo con particolare attenzione la pandemia. Gli ultimi dati ufficiali inducono a riflettere attentamente sulla situazione attuale.
In Italia si registravano 975 focolai, di questi 245 sono nuovi. Dato preoccupante non tanto per quello che c’è oggi, ma per quello che si potrebbe verificare domani. La capacità dell’uomo di governo dovrebbe essere tale da contemperare le ragioni politiche, sociali, sanitarie e tutto ciò che è collegato con il fenomeno ancora attuale dell’emergenza covid19. Nessuno può stabilire che la virulenza del coronavirus sia d’emblée diminuita, perché le caratteristiche di questo virus non sono assolute e sempre sovrapponibili: ci può essere il covid19 che alberga nel mio corpo, che ha una sorta di virulenza, ed un altro che, invece, in un altro organismo presenta caratteristiche diverse».
Qual è la differenza tra malato e contagiato?
«Il contagiato può essere ancora un portatore sano, quindi un potenziale trasmettitore di questo virus e non sviluppare la malattia per caratteristiche anche proprie dell’organismo. Il malato è colui che, essendo stato contagiato, sviluppa la malattia e ci possono essere vari gradi di malattia, dai casi di malati con quadro paucisintomatico, che possono essere curati anche a casa, al malato con quadri più gravi, ad esempio di polmonite interstiziale che possono richiedere il ricovero in ospedale o addirittura la rianimazione.
Non temo il malato che sia stato individuato, perché identificato e isolato a casa o in ospedale, di contro il malato asintomatico può rappresentare un problema perché, inconsapevolmente, si può trovare in mezzo a noi. E allora chiedo: qual è il problema ad indossare la mascherina o di rispettare il distanziamento fisico o la raccomandazione di lavarsi bene le mani?».
Una stoccata poi alla gestione sui generis della pandemia a Ribera, soprattutto rispetto alla mancanza di controlli…
«E’ evidente – spiega Mangiacavallo – che non spetta agli esercenti il compito di fare i controlli. Mi rifiuto di accettare che coloro i quali hanno responsabilità non solo politiche, ma anche di ordine pubblico, non siano passati da Seccagrande, o altrove, e non abbiano verificato che ci sono migliaia di persone, non assembrate, ma addirittura “appiccicate le une alle altre”.
E’ questo che non accetto, perché da medico e da operatore sociale credo che sia un dovere morale, al di là delle norme, preservare la propria salute e quella degli altri, con degli accorgimenti che al momento sono di irrilevante entità. E’ una scelta culturale e di civiltà.
Così continuando, invece, il rischio è di tornare ad un nuovo lockdown, visto che l’orientamento prevalente nel mondo è quello di chiudere tutto, istituire dei lockdown locali anche in piccole aree geografiche dove ci sono dei focolai significativi. Sono a favore della salute pubblica che oggi come ieri è messa a duro rischio da un coronavirus che è ancora circolante ed è ugualmente virulento. Se qualcuno sostiene il contrario, dovrebbe dimostrarlo con dimostrazioni scientifiche e con test di laboratorio. Pertanto, come dicono i francesi, “Cu si guardà bonù si truvà”».
Qual è la differenza tra una brutta influenza e la malattia da covid?
«Anche il comune virus influenzale fa parte dei coronavirus. Quando si parla di coronavirus si parla di una famiglia che annovera almeno 21 ceppi diversi, alcuni dei quali determinano sintomi lievi in alcuni soggetti, mentre in altri, ad esempio in soggetti immunodepressi, possono anche generare complicanze gravi. Invece SARS2 Covid 19 è particolarmente pericoloso, perché la sua virulenza oltre che patogenicità è elevatissima. E soprattutto ad oggi non ci sono i vaccini che riescono a produrre una immunità indotta, particolarmente utile per i soggetti fragili. Siamo stati colti alla sprovvista per la sua potente inimmaginabile letale patogenicità.
Non è vero che il Governo italiano non ha fatto niente: il 31 gennaio ho ricevuto, in quanto medico, una circolare da parte del Ministero della Salute che sanciva lo stato di emergenza».
Poi il medico riberese ci ha letteralmente stupiti con la seguente affermazione che rivoluziona il nostro modo di pensare la pandemia:
“Più che di paziente zero, si dovrebbe parlare di Partita zero”.
Il chiaro riferimento è alla partita di Champions League Atalanta-Valencia, perché ci siamo chiesti?
«Il problema è stato a Bergamo e a Milano, il 19 febbraio a Milano, nello stadio San Siro, si è disputata infatti la partita Atalanta contro Valencia, lascio immaginare ciò che è successo con 40 mila tifosi bergamaschi ed altri 5 mila tifosi spagnoli, è là che esplosa la pandemia. I primi tempi, purtroppo, nessuno dei medici era nelle condizioni di capire come trattare questi pazienti, alcune scelte si sono rivelate inefficaci se non controproducenti».
Certamente – riflettiamo – adesso si conosce di più della malattia e le metodiche di intervento sono cambiate. Da profani poi ci chiediamo se i tamponi effettuati siano del tutto attendibili nel rilevare tracce di positività recente oppure passata, ad esempio in soggetti che lo hanno avuto nei mesi precedenti e ne sono guariti spontaneamente. Quindi la domanda è: il tampone è in grado di rilevare una positività recente oppure retrodatata?
«Tutti gli esami di laboratorio hanno caratteristiche codificate, due delle quali sono la sensibilità e la specificità. L’entità di rischio viene sempre considerata per quanto riguarda l’insorgenza di falsi positivi e di falsi negativi. Per effettuare dei tamponi i più attendibili possibili bisogna utilizzare dei reattivi che presentano il maggiore indice di sensibilità e di specificità. Il tampone serve solo a stabilire se il soggetto esaminato ha in circolo il covid19 o meno, indipendentemente dalla data di contagio.
Il test sierologico, invece, va alla ricerca degli anticorpi, le immunoglobuline: le IgG e le IgM.
Le IgM sono le immunoglobuline appena prodotte che testimoniano una infezione recente o addirittura in atto. Le IgG sono quelle che testimoniano la memoria immunologica, cioè dicono che il soggetto, avendo le IgG contro il covid19, è stato contagiato in passato. Il fatto che una persona risulti positiva con le IgG non significa che sia anche contagiante, perché per stabilire se una persona può contagiare o meno c’è un solo test, che è il tampone. Non sappiamo ancora oggi la durata della protezione immunologica di quanti hanno le IgG contro il covid».
Infine un’ultima considerazione rispetto alla categoria mediatica dei negazionisti e l’attuale situazione in Sicilia.
«Prendo le distanze rispetto ai professori e scienziati che dicono che il coronavirus ha esaurito la sua funzione, escludo infatti categoricamente che qualcuno possa dirlo perché così non è.
Bisogna ripristinare il senso del dovere, amministratori, commercianti, cittadini e forze dell’ordine devono verificare se vengono rispettate le leggi e, laddove ciò non avviene, devono applicare le sanzioni. Non è importante l’ordinanza da sola, ma che le norme vengano fatte rispettare, in primo luogo da chi le ha emanate. Perché è molto comodo fare le ordinanze, specialmente in campagna elettorale, e poi non farle rispettare, perché questo significa produrre clientela. Punto.
La situazione rischia di sfuggirci di mano e il problema non è rappresentato dai migranti che nella stragrande maggioranza dei casi vengono controllati, isolati e, se trovati positivi, posti in quarantena. Le valutazioni che sono state fatte in Sicilia sono al netto dei migranti trovati positivi. La civiltà impone il rispetto delle regole, rispettando le quali possiamo dormire tutti sonni più tranquilli».
Di seguito l’intervista integrale al medico Nenè Mangiacavallo.